Londra. Traumatizzata dall'incidente d'auto che le ha causato la perdita del figlio che portava in grembo, Jane (Edwige Fenech), spinta da vicini poco raccomandabili, si trova coinvolta negli inquietanti rituali di una setta capeggiata da un misterioso sacerdote. Vittima di allucinazioni, scoprirà di essere la vittima di un diabolico piano che coinvolge persone insospettabili.

Psichedelico e delirante thriller nostrano di serie B, Tutti i colori del buio è caratterizzato da una marcata componente onirica e allucinata (secondo un approssimativo modello polanskiano) che permette a Sergio Martino di orchestrare un giallo soprannaturale di buon fascino ma imperdonabilmente rozzo: tolta l'ambientazione inglese tipicamente Seventies (pensata ad hoc per ottenere successo anche all'estero), le inquietudini della protagonista (una Edwige Fenech come sempre bellissima) sono stantie, i colpi di scena procedono per accumulo senza una logica, la vicenda avanza stancamente. Rimane qualche interessante congresso carnale e un sano erotismo morbosetto tanto in voga all'epoca. Ivan Rassimov, caratterista d.o.c., è abbonato alla figura del maniaco, George Hilton sembra più interessato a fare il piacione che a recitare. Belle musiche di Bruno Nicolai. Grande successo di pubblico.
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