Rick (Christian Bale), divo hollywoodiano, passa il suo tempo tra feste, donne e divertimenti sfrenati. Nonostante sembri avere tutto nella vita, ha un animo tormentato ed è alla costante ricerca di qualcosa di più autentico, profondo, reale.

Il “cavaliere di coppe” è una carta dei tarocchi portatrice di un cambiamento. È quello che, forse, sta cercando un protagonista che vaga senza una reale meta nella speranza di trovare qualcuno, o qualcosa, che possa dargli nuovi stimoli esistenziali. Diviso in vari capitoli, ognuno chiamato con i nomi di alcuni dei principali Arcani Maggiori, Knight of Cups è un'opera che parte da premesse alte e filosofiche, rese superficiali da una sceneggiatura confusa e da una regia macchinosa, che scompiglia costantemente le carte (è proprio il caso di dirlo) senza una reale coerenza. Terrence Malick sembra voler nascondere il vuoto del suo lavoro con un montaggio rapido, caratterizzato da immagini sofisticate e da una colonna sonora bombardante. L'apparato visivo è di buon livello (alla fotografia c'è l'eccellente Emmanuel Lubezki), ma il flusso di coscienza che il film porta avanti non riesce a coinvolgere e sa troppo di maniera. Il risultato è un prodotto che ripete buona parte degli elementi messi in scena nello splendido The Tree of Life (2011) e nel poco riuscito To the Wonder (2012). Cast ricco e sprecato.
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