Sirat
Sirat
Durata
115
Formato
Regista
Luis (Sergi López) è in Marocco assieme al figlioletto Esteban e sta cercando la figlia maggior Mar, di cui non ha più notizie da mesi e che l'ultima volta era stata avvistata in un rave. Accanto a lui, una strana umanità post-apocalittica si muove a ritmo di musica techno, sciamando da un rave party all’altro nel tentativo costante di anestetizzare la propria percezione di un deserto feroce e asettico.
Il regista franco-spagnolo Óliver Laxe porta a compimento le sue sperimentazioni audiovisive in un’opera che ha il sapore del puro saggio di regia, dell’installazione multi-sensoriale, in cui immagine e suono concorrono a esplorare limiti e ambivalenze della nostra percezione audiovisiva. Sirat è, sotto la superficie di film arthouse estremo ed estetizzante, seppur connotato da un certo rigore formale, un film che interroga tanto il tema delle dipendenze da droghe sintetiche, fornendo un lucido e catatonico ritratto del mondo dei rave party, quanto una parabola sull’essere migranti oggi in un mondo cannibalizzato da forze centrifughe e sempre più avaro di bussole e riferimenti. Sebbene il fascino dell’operazione sia indubbio, le due ore di durata appaiono contrassegnate da un gigantesco compiacimento che in più di un’occasione supera il livello di guardia, preferendo guardarsi allo specchio che affrontare davvero l’abisso di ciò che le tante premesse, non di rado funamboliche e incendiarie, avrebbero potuto garantire. Discreto a ogni modo l’apparato simbolico, che sembra quasi rileggere Tarkovskij in chiave low-fi e rifare Jodorowsky con un approccio più scabro e meno psichedelico, arrivando quasi alle soglie di una versione arthouse di Mad Max: Fury Road che abbraccia anche la mutilazione e la morte, e il cui epilogo fa venire in mente il celebre e abusato aforisma di Jim Morrison: «Se un giorno ti svegli e non vedi il sole, o sei morto o sei il sole». Tutt’altro che trascurabile il rimbombante, persistente, ricorrente sound design, di fatto una seconda regia. Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2025 dove ha vinto il Premio della Giuria, ex aequo con Sound of Falling.