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So dove vado
I Know Where I'm Going!
Durata
91
Formato
Regista
L'intraprendente venticinquenne Joan Webster (Wendy Hiller) lascia Manchester per dirigersi verso le isole Ebridi, dove ha intenzione di unirsi in matrimonio con un ricco magnate che potrebbe essere suo padre. Costretta a un inaspettato cambio di rotta a causa del maltempo, nell'attesa di raggiungere il promesso sposo conoscerà il rude ufficiale di marina MacNeil (Roger Livesey)...
Sceneggiato in due settimane da Pressburger, So dove vado fu il risultato di una produzione abbastanza improvvisata dai due autori, nell'attesa di poter girare il più complesso Scala al paradiso (1946) con tutti i mezzi necessari. Un piccolo film però tutt'altro che trascurabile, calato in un'atmosfera magica e suggestiva (la dea cacciatrice Catriona interpretata da Pamela Brown, la maledizione della torre) che non esclude parentesi leggere e incursioni nel melodramma passionale. La tensione amorosa (che in Powell e Pressburger coincide con quella sessuale) incrina la determinazione (e la cupidigia) di una protagonista in balìa del proprio tormento, che si rispecchia meravigliosamente nel paesaggio scozzese battuto dalla tempesta, perfetto nella sua aspra bellezza. Alla rigidità cittadina di Joan si contrappone il fascino primitivo dell'isola di Mull, simbolo della natura selvaggia con il suo carico di leggende celtiche. Nulla di nuovo, ma l'esile canovaccio è riscattato da un notevole senso dello spettacolo. Da riscoprire.
Sceneggiato in due settimane da Pressburger, So dove vado fu il risultato di una produzione abbastanza improvvisata dai due autori, nell'attesa di poter girare il più complesso Scala al paradiso (1946) con tutti i mezzi necessari. Un piccolo film però tutt'altro che trascurabile, calato in un'atmosfera magica e suggestiva (la dea cacciatrice Catriona interpretata da Pamela Brown, la maledizione della torre) che non esclude parentesi leggere e incursioni nel melodramma passionale. La tensione amorosa (che in Powell e Pressburger coincide con quella sessuale) incrina la determinazione (e la cupidigia) di una protagonista in balìa del proprio tormento, che si rispecchia meravigliosamente nel paesaggio scozzese battuto dalla tempesta, perfetto nella sua aspra bellezza. Alla rigidità cittadina di Joan si contrappone il fascino primitivo dell'isola di Mull, simbolo della natura selvaggia con il suo carico di leggende celtiche. Nulla di nuovo, ma l'esile canovaccio è riscattato da un notevole senso dello spettacolo. Da riscoprire.
