L'industriale Libero Golfetto (Diego Abatantuono) ha una rete televisiva locale da cui inneggia contro gli immigrati, nonostante questi lavorino in gran numero nella sua azienda. Dopo un grosso temporale, però, questi scompaiono e la cittadina deve prendere coscienza del ruolo che ricoprivano, cercando di fronteggiare l'emergenza data dalla loro mancanza.

L'idea di fondo è buona: affrontare il tema del razzismo mostrando il ruolo dell'immigrato nella vita locale attraverso la sua assenza, ma ci si ferma qui. Lo sviluppo manca di ironia e cinismo, accontentandosi di alcune scenette che mettono in evidenza in modo didascalico l'incoerenza e l'ipocrisia italiana di fronte a questa difficile e attualissima tematica. Diego Abatantuono fa la parte del leone, ma il suo personaggio manca di un spessore, per cui, superati i cliché dell'imprenditore razzista e maneggione, il gioco si esaurisce subito, anche a causa delle sottotrame (con protagonisti la Lodovini e Mastandrea) poco sviluppate. Cose dell'altro mondo, in sostanza, è un lungometraggio moraleggiante e superficiale, che non riesce a offrire una soluzione reale, ma si accontenta di puntare il dito contro le mancanze più evidenti della nostra società.
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