La sottile linea blu
The Thin Blue Line
Durata
103
Formato
Regista
Un poliziotto di Dallas viene ucciso durante una sparatoria nata per futili motivi: accusato dell'omicidio è Randall Adams, un giovane che finisce nel braccio della morte. Il documentario mostra come il processo venne svolto a sommi capi e con prove irrilevanti, riuscendo a dimostrare l'innocenza del ragazzo.
La sottile linea blu è uno dei migliori lavori di Errol Morris: dimostrando un'attenta e lucida cura nell'esaminare le fonti, il regista riesce a costruire un film solido e attanagliante, capace di parlare a una vasta fascia di pubblico non solo grazie al linguaggio elementare che adotta e per la ricostruzione lineare e consequenziale in cui mostra i fatti, ma anche per via della forte impronta cinematografica, che riesce a conquistare lo spettatore appassionandolo come se si trovasse davanti a un thriller ad alta tensione. Morris ricostruisce in studio solo la sequenza relativa all'omicidio, per poi celarsi del tutto dietro la macchina da presa e lasciar parlare i suo intervistati. Il regista non è interessato principalmente a riportare alla luce un caso archiviato troppo velocemente e nel modo sbagliato, bensì ad analizzare approfonditamente la macchina giudiziaria statunitense, decisamente sommaria e spregiudicata nel condurre le indagini e sentenziare verdetti. Morris però non vuole realizzare un atto d'accusa, dunque si limita sapientemente a proporre la sua versione dei fatti (che corrisponde alla versione della verità clamorosamente inascoltata dalla polizia) per poi lasciare allo spettatore l'arbitrio dell'ultimo giudizio. Nonostante, a lungo andare, il film soffra di un'impostazione lievemente ripetitiva, La sottile linea blu è un lavoro riuscito ed efficace, capace di sensibilizzare l'opinione pubblica e “costringere” la polizia a riaprire il caso per rivalutarlo con le dovute misure (Adams era effettivamente innocente ed evitò la sedia elettrica solo grazie a questo film).
La sottile linea blu è uno dei migliori lavori di Errol Morris: dimostrando un'attenta e lucida cura nell'esaminare le fonti, il regista riesce a costruire un film solido e attanagliante, capace di parlare a una vasta fascia di pubblico non solo grazie al linguaggio elementare che adotta e per la ricostruzione lineare e consequenziale in cui mostra i fatti, ma anche per via della forte impronta cinematografica, che riesce a conquistare lo spettatore appassionandolo come se si trovasse davanti a un thriller ad alta tensione. Morris ricostruisce in studio solo la sequenza relativa all'omicidio, per poi celarsi del tutto dietro la macchina da presa e lasciar parlare i suo intervistati. Il regista non è interessato principalmente a riportare alla luce un caso archiviato troppo velocemente e nel modo sbagliato, bensì ad analizzare approfonditamente la macchina giudiziaria statunitense, decisamente sommaria e spregiudicata nel condurre le indagini e sentenziare verdetti. Morris però non vuole realizzare un atto d'accusa, dunque si limita sapientemente a proporre la sua versione dei fatti (che corrisponde alla versione della verità clamorosamente inascoltata dalla polizia) per poi lasciare allo spettatore l'arbitrio dell'ultimo giudizio. Nonostante, a lungo andare, il film soffra di un'impostazione lievemente ripetitiva, La sottile linea blu è un lavoro riuscito ed efficace, capace di sensibilizzare l'opinione pubblica e “costringere” la polizia a riaprire il caso per rivalutarlo con le dovute misure (Adams era effettivamente innocente ed evitò la sedia elettrica solo grazie a questo film).