Un gruppo di superstiti a un eruzione vulcanica approda su un'isola vicina: qui la popolazione, governata dal patriarca Renno (Gian Maria Volonté) e dalla consorte Glaia (Lucia Bosè), vive anch'essa sotto la minaccia costante del vulcano ma con maggiore rassegnazione. A nulla varranno i tentativi, sempre più violenti, organizzati da Rutolo (Giulio Brogi) e Tanelo (Samy Pavel) di convincere gli isolani a creare una colonia sul continente.

Con un'ambientazione indecisa tra la mitologia classica e il post-atomico, i fratelli Taviani mettono in scena questa sorta di favola (anti)utopica dall'evidente significato politico e rivoluzionario. Man mano che la pellicola procede, la narrazione degli eventi diventa sempre meno centrale, così come lo scontro ideologico lascia il posto a riti tribali, rapimenti e sequenze di difficile decrittazione. Il maggiore interesse del film, infatti, è l'assoluta libertà “semantica” che i registi si ritagliano, propedeutica al superamento delle prime opere, quasi cronachistiche, a favore di una maggiore maturità espressiva. Il tutto, però, a scapito della comprensione degli avvenimenti. Un oggetto curioso per appassionati e cinefili.
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