Due o tre cose che so di lei

2 ou 3 choses que je sais d'elle

Anno

Paese

Durata

87

Formato

Regista

Parigi. Juliette (Marina Vlady) è una moglie e madre di tre figli, che si prostituisce per potersi permettere beni superflui e poco necessari.

Per Jean-Luc Godard, Juliette è un mezzo per veicolare il suo messaggio: Juliette è una figura retorica, una sineddoche e una metafora, un simbolo per parlare di qualcosa di più ampio e importante. Attraverso il suo personaggio, il regista condanna la corsa all'acquisto della società occidentale, la mercificazione, la tendenza dell'essere umano di crearsi un'identità soltanto attraverso ciò che gli appartiene. La “lei” del titolo non è Juliette, ma è Parigi, una città che sta vivendo una profonda trasformazione urbanistica e sociale, ulteriore emblema di cosa sta avvenendo nel mondo occidentale. Due o tre cose che so di lei è una delle opere più malinconiche di Jean-Luc Godard, lucidissimo nell'offrire spunti allo spettatore che vuole coglierli, e spietato nel mostrare un universo dove ogni forma di bellezza (nel senso più ancestrale del termine) sembra ormai inesistente. Un ultimo battito del cuore originario della Nouvelle Vauge, che il regista abbandonerà definitivamente poco dopo, optando per un cinema più politico e militante. La sequenza con al centro una tazzina di caffè ha fatto epoca, ed è stata omaggiata persino da Martin Scorsese nel suo capolavoro Taxi Driver (1976).
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