Tangerines – Mandarini
Mandariinid
Durata
87
Formato
Regista
1991. Al culmine del conflitto tra la Georgia e la Repubblica separatista di Abcasia, una piccola enclave di estoni è quasi deserta tranne che per Ivo (Lembit Ulfsak) e Margus (Elmo Nüganen), che hanno scelto di rimanere malgrado gli scontri vicini. Un giorno, la guerra giunge alla loro casa lasciandovi due miliziani feriti appartenenti a opposti schieramenti: Ivo decide di accoglierli in casa e prendersi cura di loro.
Seppur gli elementi alla base di Tangerines – Mandarini non siano né originali né innovativi, Zaza Urushadze riesce a firmare un film solido e stimolante, capace di tenere viva l'attenzione dello spettatore e abile nell'evitare la maggior parte delle trappole disseminate lungo la narrazione. Il regista ha infatti a disposizione un copione ambientato quasi totalmente in un’unica dimora, che tratta l'importanza della pace e cerca di sensibilizzare il pubblico sull'inutilità dei conflitti razziali prima ancora che bellici. Il rischio di scadere nella banalità o nei buoni sentimenti risulta potenzialmente assai elevato, ma l'opera persegue invece una strada più cruda e meno battuta, avvalendosi di dialoghi carichi di suspense e utilizzando al meglio l'elemento tensivo grazie a un montaggio calibrato e alla bravura degli attori protagonisti. Purtroppo il tutto lascia spazio a una parte finale più accomodante e retorica, che stona notevolmente con quanto visto in precedenza. Nonostante questo limite, comunque, il progetto colpisce e sorprende grazie anche alla suggestiva colonna sonora. Candidato all'Oscar come miglior film straniero.
Seppur gli elementi alla base di Tangerines – Mandarini non siano né originali né innovativi, Zaza Urushadze riesce a firmare un film solido e stimolante, capace di tenere viva l'attenzione dello spettatore e abile nell'evitare la maggior parte delle trappole disseminate lungo la narrazione. Il regista ha infatti a disposizione un copione ambientato quasi totalmente in un’unica dimora, che tratta l'importanza della pace e cerca di sensibilizzare il pubblico sull'inutilità dei conflitti razziali prima ancora che bellici. Il rischio di scadere nella banalità o nei buoni sentimenti risulta potenzialmente assai elevato, ma l'opera persegue invece una strada più cruda e meno battuta, avvalendosi di dialoghi carichi di suspense e utilizzando al meglio l'elemento tensivo grazie a un montaggio calibrato e alla bravura degli attori protagonisti. Purtroppo il tutto lascia spazio a una parte finale più accomodante e retorica, che stona notevolmente con quanto visto in precedenza. Nonostante questo limite, comunque, il progetto colpisce e sorprende grazie anche alla suggestiva colonna sonora. Candidato all'Oscar come miglior film straniero.