The Lady From Constantinople
Sziget a szárazföldön
Durata
79
Formato
Regista
Un’anziana donna (Manyi Kiss) che vive sola in un grande e vecchio appartamento di Budapest decide di vendere la sua casa per trovarne una più piccola ed economica.
Judit Elek mette temporaneamente da parte il suo lavoro documentaristico e dirige il suo primo lungometraggio di finzione. Il tratto realista è comunque predominante (e forse un po' troppo calcato) nel mostrare la difficile condizione dei personaggi, ma la pellicola accoglie anche elementi sottilmente surreali (il funerale sul tetto, l’invasione dell’appartamento da parte dei possibili acquirenti), inserendosi a pieno titolo nella corrente delle “nuove onde” est-europee del periodo. Al centro c'è un breve spaccato di vita che ci presenta una donna ancorata al passato, la cui passione principale è raccontare storie sul padre marinaio. Il presente sembra sfuggirle in una società che tende a isolare la sua popolazione anziana per non curarsene più. Con la messa in vendita della casa si apre uno spiraglio di nuova socialità, e l’appartamento si ravviva di musica e voci. Ma non è destinato a durare: una volta trasferitasi, l’anziana protagonista ricade nel dimenticatoio, in un finale amarissimo eppure all’apparenza inevitabile. Ottime la sommessa interpretazione di Manyi Kiss e la regia attenta ai dettagli della casa: entrambe riescono a rendere verissima una protagonista dolce e desolata, difficile da dimenticare e fiore all'occhiello di una pellicola non sempre incisiva al punto giusto, ma comunque capace di rimanere impressa nei giorni successivi alla visione.
Judit Elek mette temporaneamente da parte il suo lavoro documentaristico e dirige il suo primo lungometraggio di finzione. Il tratto realista è comunque predominante (e forse un po' troppo calcato) nel mostrare la difficile condizione dei personaggi, ma la pellicola accoglie anche elementi sottilmente surreali (il funerale sul tetto, l’invasione dell’appartamento da parte dei possibili acquirenti), inserendosi a pieno titolo nella corrente delle “nuove onde” est-europee del periodo. Al centro c'è un breve spaccato di vita che ci presenta una donna ancorata al passato, la cui passione principale è raccontare storie sul padre marinaio. Il presente sembra sfuggirle in una società che tende a isolare la sua popolazione anziana per non curarsene più. Con la messa in vendita della casa si apre uno spiraglio di nuova socialità, e l’appartamento si ravviva di musica e voci. Ma non è destinato a durare: una volta trasferitasi, l’anziana protagonista ricade nel dimenticatoio, in un finale amarissimo eppure all’apparenza inevitabile. Ottime la sommessa interpretazione di Manyi Kiss e la regia attenta ai dettagli della casa: entrambe riescono a rendere verissima una protagonista dolce e desolata, difficile da dimenticare e fiore all'occhiello di una pellicola non sempre incisiva al punto giusto, ma comunque capace di rimanere impressa nei giorni successivi alla visione.