Un vecchio visconte (Rufus), ghigliottinato durante il Regno del Terrore in Francia, assomiglia terribilmente a un cappellano militare (Rufus) che battezza dei soldati uno dopo l'altro, oltre che a un vagabondo (Rufus) rimasto schiacciato da un rullo compressore e a un custode (Rufus) di un grande edificio nella Parigi del nuovo millennio.

Arrivato a 81 anni, Otar Iosseliani continua a mettere in scena il suo credo stilistico, basato su improvvisazione, libertà espressiva, assenza di qualsiasi convenzione narrativa e tanta sottile ironia. Attraverso un tocco leggero e mai superficiale, l'autore georgiano parla di sentimenti umani (amicizia, amore, legami di vario genere) senza risultare pedante o banale, ma finisce allo stesso tempo per mettere troppa carne al fuoco e per girare eccessivamente a vuoto. La lunga durata non aiuta e si arriva alla conclusione col fiato corto, nonostante lungo il percorso non manchino siparietti divertenti, suggestivi collegamenti tra le diverse epoche e momenti dotati di buono spessore drammaturgico. Efficace il ricco cast, in cui è presente anche il critico cinematografico Enrico Ghezzi.
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