The Roads Not Taken
The Roads Not Taken
Durata
85
Formato
Regista
Un padre (Javier Bardem) psicologicamente labile viene aiutato dalla figlia (Elle Fanning) a svolgere anche le più semplici funzioni quotidiane. Presto, però, la ragazza scopre che dietro i turbamenti paterni ci sono dei gravi traumi derivanti dal suo passato.
Tre anni dopo la commedia nera The Party, la regista britannica Sally Potter cambia genere e si lancia nel melodramma familiare, alternando il tempo presente (sostanzialmente una giornata nella vita dei due protagonisti) al passato dell’uomo, prima in Messico e poi in Grecia. Potrebbe sembrare un copione complesso, ma invece il giochino è molto semplice, seppur con qualche colpo di scena di troppo (di cui uno, rivedibile per non dire di peggio, nella conclusione). Sally Potter cerca di emozionare, ma finisce soltanto per dare vita a un prodotto che non coinvolge e, anzi, infastidisce per la retorica messa in campo e per diverse ingenuità narrative imperdonabili per una regista con questa esperienza. Tutto è piuttosto piatto e banale, ma ancor più grave è la scarsa credibilità drammaturgica di una pellicola che fa davvero acqua da tutte le parti. Pessima prova di Javier Bardem, espressivo come un anello di totano in un fritto misto, ma una menzione speciale la merita il dilettantesco lavoro del comparto del trucco, che pensa che si possano mostrare tre differenti momenti temporali mettendo semplicemente la barba al protagonista (momento messicano), oppure facendogli indossare gli occhiali (momento greco). Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020.
Tre anni dopo la commedia nera The Party, la regista britannica Sally Potter cambia genere e si lancia nel melodramma familiare, alternando il tempo presente (sostanzialmente una giornata nella vita dei due protagonisti) al passato dell’uomo, prima in Messico e poi in Grecia. Potrebbe sembrare un copione complesso, ma invece il giochino è molto semplice, seppur con qualche colpo di scena di troppo (di cui uno, rivedibile per non dire di peggio, nella conclusione). Sally Potter cerca di emozionare, ma finisce soltanto per dare vita a un prodotto che non coinvolge e, anzi, infastidisce per la retorica messa in campo e per diverse ingenuità narrative imperdonabili per una regista con questa esperienza. Tutto è piuttosto piatto e banale, ma ancor più grave è la scarsa credibilità drammaturgica di una pellicola che fa davvero acqua da tutte le parti. Pessima prova di Javier Bardem, espressivo come un anello di totano in un fritto misto, ma una menzione speciale la merita il dilettantesco lavoro del comparto del trucco, che pensa che si possano mostrare tre differenti momenti temporali mettendo semplicemente la barba al protagonista (momento messicano), oppure facendogli indossare gli occhiali (momento greco). Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020.