La giovane Eva Lovelace (Susan Strasberg) arriva a New York da un paesino del Vermont ben decisa ad affermarsi come attrice. Muoverà i primi passi grazie al produttore Lewis Easton (Henry Fonda) che, pur innamorandosi di lei, non cede ai sentimenti. Per Eva sarà l'inizio di un percorso nel cinico universo dello show business.

Per il suo secondo lungometraggio, Lumet sceglie di rifare La gloria del mattino (1933) di Lowell Sherman con Katharine Hepburn, affidandosi ancora una volta a Henry Fonda e alla giovanissima Strasberg. Sono loro, insieme a Christopher Plummer, i vertici di un triangolo amoroso e lavorativo che sottende un'analisi disincantata e feroce del mondo dello spettacolo. Purtroppo, però, la rappresentazione metateatrale dimostra fin da subito qualche crepa: il regista è forse ancora troppo inesperto per riuscire a mostrare una Broadway cinicamente veritiera, qualche spunto funziona (soprattutto nella prima parte) ma alla lunga le idee scarseggiano.
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