Tokyo Love Hotel
Sayonara Kabukicho
Durata
135
Formato
Regista
Toru (Shta Sometani) si ritrova a gestire un love hotel (albergo a ore occupato essenzialmente da prostitute e coppie clandestine) nel quartiere di Kabukicho, Tokyo, mentre la fidanzata Saya (Atsuko Maeda) sogna una carriera come musicista. Molte storie si avvicendano nell’albergo di Toru, che vede arrivare come ospite anche la sorella Miyu (Asuka Hinoi), divenuta a sua insaputa una star del porno.
Storie di coppie, amori, tradimenti, erotismo, prostituzione e pornografia in un affresco corale che è soprattutto un ritratto della sfera sentimentale disfunzionale nel Giappone di oggi. Provenendo da un background che abbraccia anche il genere pinku eiga (softcore), il regista Ryuichi Hiroki non ha paura di confrontarsi con i corpi, la nudità e lo struggimento, talvolta squallido, altre volte ispirato, del trasporto erotico. Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, fa da perfetta ambientazione a una pellicola che soffre di alcune gravi pecche nella scrittura dei personaggi e nella costruzione delle molte situazioni ma, al contempo, si sforza di trovare una cornice estetica parlante (grazie anche ai movimenti di macchina sbilenchi) per dare luce alle molte sfaccettature dell’amore. C’è spazio anche per la riflessione politica su un Paese sempre più sigillato nell’individualismo (e non a caso orientato verso l’estrema destra) e lo spettro di Fukushima (lo tsunami che ha distrutto la pescheria dei genitori di Toru, costringendo la sorella a darsi al porno): troppa carne al fuoco per una pellicola che non manca di spunti ma non riesce a gestirli, spesso indecisa sulla direzione da prendere. Anche conosciuto come Sayonara Kabukich e Kabukicho Love Hotel.
Storie di coppie, amori, tradimenti, erotismo, prostituzione e pornografia in un affresco corale che è soprattutto un ritratto della sfera sentimentale disfunzionale nel Giappone di oggi. Provenendo da un background che abbraccia anche il genere pinku eiga (softcore), il regista Ryuichi Hiroki non ha paura di confrontarsi con i corpi, la nudità e lo struggimento, talvolta squallido, altre volte ispirato, del trasporto erotico. Kabukicho, il quartiere a luci rosse di Tokyo, fa da perfetta ambientazione a una pellicola che soffre di alcune gravi pecche nella scrittura dei personaggi e nella costruzione delle molte situazioni ma, al contempo, si sforza di trovare una cornice estetica parlante (grazie anche ai movimenti di macchina sbilenchi) per dare luce alle molte sfaccettature dell’amore. C’è spazio anche per la riflessione politica su un Paese sempre più sigillato nell’individualismo (e non a caso orientato verso l’estrema destra) e lo spettro di Fukushima (lo tsunami che ha distrutto la pescheria dei genitori di Toru, costringendo la sorella a darsi al porno): troppa carne al fuoco per una pellicola che non manca di spunti ma non riesce a gestirli, spesso indecisa sulla direzione da prendere. Anche conosciuto come Sayonara Kabukich e Kabukicho Love Hotel.