I'm a Cyborg, but That's Ok

Ssa-i-bo-geu-ji-man-gwen-chan-a

Durata

105

Formato

Regista

Young-goon (Im Soo-jung), convintasi di essere un cyborg, si taglia le vene di un polso infilandovi dei cavi per ricaricarsi. Viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove incontra lo schizofrenico e cleptomane Il-soon (Rain) che si innamora di lei.

Film atipico nella carriera di Park Chan-wook. Questo strano dramma, romantico e pazzoide, cambia tono in continuazione, muovendosi schizofrenicamente tra la tragedia e la commedia, trasformando le illusioni dei malati mentali in demoni da sconfiggere e alleggerendo la gravosità e la cupezza di fondo con ammiccamenti pop piuttosto stranianti, decisamente nelle corde del regista coreano ma stonati e disarmonici oltre il limite consentito. È un film onesto e intenso ma, allo stesso tempo, caotico e affastellato che Park prova comunque a tramutare in un'operazione pensosa e modaiola, all'insegna di un'ostentata fusione tra i generi. La commistione tra i vari elementi è però disorganica e finisce col prevalere sul resto la dimensione del polpettone di grana grossa. Decisamente non tra i migliori lungometraggi del regista sudcoreano, è a metà tra la coercitiva impostazione drammatica di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) di Milos Forman e l'eccentrità magica e ombrosa delle opere di Jean-Pierre Jeunet, ma senza la carica vitale del primo né la spensieratezza del secondo.
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