Beniamino Lomacchio (Totò) è un impiegato del comune a cui hanno bombardato la casa durante la Seconda guerra mondiale. Una volta sfrattato dalla scuola dove si era sistemato provvisoriamente con la famiglia, intraprenderà una furiosa ricerca che lo porterà ad abitare in un cimitero, nello studio di un pittore, nel Colosseo e persino in una casa già occupata da turiste svedesi.

Tratto dal testo teatrale Il custode di Alfredo Moscariello, il film è una spassosa commedia che trova la sua forza nell'azzeccatissima sceneggiatura firmata da Sandro Continenza, Age, Scarpelli, Marcello Marchesi, Mario Monicelli e Steno. Sullo sfondo di un'Italia postbellica alle prese con la penuria di alloggi, scorrono piacevolmente le peripezie del solito mattatore Totò, impegnato in tour de force attoriale decisamente spassoso. In questo modo gli autori portano in scena una dura critica sociale, aggirando in parte la censura con il più facilmente leggibile umorismo da avanspettacolo. Emerge così una divertita e divertente parodia del neorealismo, forse un po' esile e dal respiro corto ma comunque assai godibile. La pellicola ebbe un notevole successo al botteghino (secondo incasso della stagione 1949/50 dietro Catene di Raffaello Matarazzo) dimostrando che la commistione tra generi e intenzioni era la strada giusta da seguire.
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