Joachim (Mathieu Amalric), impresario teatrale e televisivo di origine francese, torna in patria dopo diversi anni passati negli Stati Uniti: dirigerà una compagnia di burlesque in un tour che avrà come ultima tappa Parigi. Durante la tournée, però, si trova costretto a fare i conti con i fantasmi del proprio passato.

Arrivato al suo quarto lungometraggio, dopo due progetti per il cinema e uno per il piccolo schermo, il bravissimo attore Mathieu Amalric raggiunge la maturità anche dietro la macchina da presa. Pur partendo da un tema piuttosto abusato (in fondo, è l'ennesima riflessione sul senso di vuoto provocato dal mondo dello spettacolo), il regista riesce a trasmettere con una serie di toccanti pennellate il senso di malinconia attraversato dal suo personaggio. La confezione è di pregevole fattura – notevole la fotografia e intensa la colonna sonora – e gli attori sono credibili e in parte. Tra i tanti pregi, però, c'è anche da segnalare una certa ridondanza del messaggio di fondo che limita la portata complessiva. Il risultato è di grande suggestione, ma in alcuni passaggi Amalric gira a vuoto compiacendosi eccessivamente della sua elegante messinscena. Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes.
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