I trafficanti della notte
Night and the City
Durata
95
Formato
Regista
Harry Fabian (Richard Widmark) è un “ruffiano” disposto a tutto pur di guadagnare qualche soldo: imbroglione di professione, è pronto persino a sfruttare la sua ragazza (Gene Tierney) in caso di convenienza. Come nuova forma di business decide di organizzare incontri di lotta greco-romana, ma potrebbe infilarsi in guai seri.
Intenso noir con risvolti melodrammatici, ispirato a un romanzo di Gerald Kersh adattato per il grande schermo da Jo Eisinger. Fin dalle prime battute si respira un'aria tragica e si coglie facilmente che il destino del protagonista è già segnato; ma, se la vicenda può ricordare quella di altri antieroi del cinema di genere, a colpire è proprio la caratterizzazione del personaggio magnificamente interpretato da un Richard Widmark memorabile. Sociopatico, truffatore, viscido e voltagabbana, Harry Fabian è una figura dalla mente brillante e dalle mani perennemente sudaticce, per il quale non si può che provare antipatia ma, allo stesso tempo, anche una bizzarra forma di fascinazione. È un protagonista solitario, che tradisce chiunque gli si pari davanti, ben descritto dall'elegante messinscena di un Dassin in ottima forma. Il regista descrive la sua concitata fuga con grande cura per i dettagli, lavorando efficacemente sulla tensione e utilizzando al meglio la notevole fotografia di Max Greene. Un film da riscoprire, degno di nota e scritto senza sbavature.
Intenso noir con risvolti melodrammatici, ispirato a un romanzo di Gerald Kersh adattato per il grande schermo da Jo Eisinger. Fin dalle prime battute si respira un'aria tragica e si coglie facilmente che il destino del protagonista è già segnato; ma, se la vicenda può ricordare quella di altri antieroi del cinema di genere, a colpire è proprio la caratterizzazione del personaggio magnificamente interpretato da un Richard Widmark memorabile. Sociopatico, truffatore, viscido e voltagabbana, Harry Fabian è una figura dalla mente brillante e dalle mani perennemente sudaticce, per il quale non si può che provare antipatia ma, allo stesso tempo, anche una bizzarra forma di fascinazione. È un protagonista solitario, che tradisce chiunque gli si pari davanti, ben descritto dall'elegante messinscena di un Dassin in ottima forma. Il regista descrive la sua concitata fuga con grande cura per i dettagli, lavorando efficacemente sulla tensione e utilizzando al meglio la notevole fotografia di Max Greene. Un film da riscoprire, degno di nota e scritto senza sbavature.