Un figlio di nome Erasmus

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104

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Quattro amici quarantenni vengono chiamati a Lisbona per il funerale di Amalia, la donna che tutti hanno amato da ragazzi quando facevano l'Erasmus in Portogallo. Amalia ha lasciato un'inaspettata eredità: un figlio concepito con uno di loro. Ma chi è il padre?

Inizialmente previsto come uscita cinematografica per il 19 marzo, giorno della festa del papà, Un figlio di nome Erasmus di Alberto Ferrari è diventato suo malgrado il primo film italiano a saltare il passaggio nelle sale cinematografiche per approdare direttamente in streaming a causa dell’epidemia di Coronavirus del 2020. La vicenda narrata prende le mosse da quattro amici di vecchia data, interpretati dalla consolidata coppia comica composta da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis e Daniele Liotti, alle prese con un ritrovo forzato in terra portoghese che li porterà a solcare nuovamente i legami, i non detti, le ironie e gli inciampi della propria gioventù, peraltro a partire da caratteri molto diversi: abbiamo il prete bacchettone (Kessisoglu), lo scavezzacollo che prende la vita con irresponsabile leggerezza (Bizzarri), il manager musicale “burino” alle prese sul lavoro con una sorta di parodia del trapper Sfera Ebbasta (Memphis) e il belloccio di buone maniere (Liotti). Il soggetto, per quanto protocollare e standardizzato, avrebbe potuto portar con sé una discreta dose di risate e malinconia, ma il taglio della sceneggiatura pare intenzionato più che altro a rifarsi al modello produttivo di successo di Immaturi (2011) di Paolo Genovese, pescando da quel film quasi tutti gli interpreti principali, da Luca e Paolo al solito Memphis, incaricato in questo caso di coprire i non pochi buchi del copione con i tempi comici inappuntabili della sua simpatica irriverenza romanesca. La giusta misura viene però raggiunta dalla storia troppo tardivamente (e il merito è soprattutto del personaggio interpretato dalla giovane attrice portoghese Filipa Pinto, già vista ne L’uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam), con qualche concessione comunque eccessiva e stucchevole alle riconciliazioni zuccherose e al tenore agrodolce. Anche la dimensione on the road, vagamente debitrice di Marrakech Express (1989) di Gabriele Salvatores, non esula quasi mai da sviluppi mediocri e gag stantie e il colpo di scena finale è fin troppo telefonato. Nel cast anche Carol Alt, attrice e modella americana di vanziniana memoria tra le interpreti di Via Montenapoleone (1987). Cameo di Roby Facchinetti.
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