Sicilia, 1953. Il furfante Joe Morelli (Sergio Castellito) inganna la gente promettendo una carriera cinematografica assicurata in seguito a un provino fittizio. L'incontro inaspettato con Beata (Tiziana Lodato) cambierà il suo modo di vedere la realtà.

Giuseppe Tornatore riporta sullo schermo la sua amata Sicilia rifugiandosi nuovamente nel passato (come in Nuovo cinema Paradiso del 1988), questa volta in un mondo in cui il cinema si affianca alla truffa e la popolarità rimane un'effimera speranza. Il regista ci offre la descrizione di un uomo che fa leva sulle difficoltà della gente povera e ignorante per il proprio interesse personale, imbrogliando meschinamente su quelle illusioni che invece dovrebbero essere la linfa vitale della settima arte. Niente di nuovo in un'opera ben realizzata, impregnata di connotati autobiografici e piacevoli illustrazioni storiche della Sicilia. Interessante la riflessione sulla purezza e la perdita del proprio essere, ma non c'è poi molto altro da segnalare positivamente. Nomination all'Oscar per il miglior film straniero. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema Venezia, dove si aggiudicò il Gran premio speciale della Giuria e il Premio Pasinetti.
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