Una pura formalità
Durata
108
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Regista
In una notte piovosa, Onoff (Gérard Depardieu) viene condotto in una stazione di polizia in evidente stato confusionale. Il commissario (Roman Polanski) lo accusa di un omicidio avvenuto proprio nella zona del bosco dove egli è stato trovato. L'interrogatorio sarà lungo, contraddittorio e snervante: sorprese in vista.
Giunto al quarto lungometraggio di finzione, Giuseppe Tornatore (anche sceneggiatore) dirige un dramma serrato e claustrofobico, girato quasi interamente all'interno della stazione di polizia. L'unità di luogo mostra come il tema del passaggio sia la componente fondamentale di tutta l'opera: Onoff deve oltrepassare l'ultimo ostacolo per proseguire il suo cammino, occupandosi, appunto, dell'ultima pura formalità. Un film dalle spiccate ambizioni psicanalitiche e simboliche, indubbiamente coraggioso e magistralmente recitato (da manuale le prove di Depardieu e Polanski, i cui discorsi vengono ripresi a inquadratura fissa per esaltare l'immobile tragicità delle situazioni), anche se a tratti pretenzioso e troppo didascalico nel rendere il sottotesto metaforico. Notevole il contributo della colonna sonora di Ennio Morricone. Purtroppo l'opera, dopo una prima parte lucida e chiara di buona tenuta, perde un po' di coesione nel finale, gravato da un tono controverso e ambiguo. David di Donatello alla scenografia di Andrea Crisanti. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Giunto al quarto lungometraggio di finzione, Giuseppe Tornatore (anche sceneggiatore) dirige un dramma serrato e claustrofobico, girato quasi interamente all'interno della stazione di polizia. L'unità di luogo mostra come il tema del passaggio sia la componente fondamentale di tutta l'opera: Onoff deve oltrepassare l'ultimo ostacolo per proseguire il suo cammino, occupandosi, appunto, dell'ultima pura formalità. Un film dalle spiccate ambizioni psicanalitiche e simboliche, indubbiamente coraggioso e magistralmente recitato (da manuale le prove di Depardieu e Polanski, i cui discorsi vengono ripresi a inquadratura fissa per esaltare l'immobile tragicità delle situazioni), anche se a tratti pretenzioso e troppo didascalico nel rendere il sottotesto metaforico. Notevole il contributo della colonna sonora di Ennio Morricone. Purtroppo l'opera, dopo una prima parte lucida e chiara di buona tenuta, perde un po' di coesione nel finale, gravato da un tono controverso e ambiguo. David di Donatello alla scenografia di Andrea Crisanti. Presentato in concorso al Festival di Cannes.