L'uomo più forte del mondo

Dexter Riley (Kurt Russell), dopo aver bevuto il latte di una mucca che aveva appena ingerito una soluzione chimica, diventa improvvisamente capace di una forza sovrumana. Naturalmente questa abilità, dopo l'iniziale entusiasmo, non farà altro che cacciarlo nei guai.

Dopo aver trasformato Kurt Russell in un computer umano (Il computer con le scarpe da tennis del 1969) e dopo avergli fatto inventare la soluzione dell'invisibilità (Spruzza, sparisci e spara del 1972), Robert Butler lascia il timone a Vincent McEveety (che per la Disney aveva già lavorato). La scelta, comunque, si rivela azzeccata, perché L'uomo più forte del mondo risulta il capitolo migliore della trilogia. Partito molto bene, con scelte accattivanti e un ritmo fluido e piacevole, il film si adagia nella parte centrale, dove la sceneggiatura risulta tediosa e poco avvincente. La gara e gli inseguimenti finali, con effetti speciali lodevoli e un Kurt Russell in buona forma, risollevano nuovamente le sorti di una commedia divertente, ma troppo altalenante per risultare del tutto convincente.