La vedova allegra

A Monteblanco, immaginario stato balcanico, arriva Sally O'Hara (Mae Murray), prima ballerina che viene corteggiata dal principe Danilo (John Gilbert) e dal cugino di lui, Mirko (Roy D'Arcy). Finirà per sposare il barone Sadoja (Tully Marshall), salvo rimanere vedova e riaprire la partita con i due vecchi pretendenti.

Erich von Stroheim adatta l'operetta di Franz Lehár, stravolgendone lo spirito leggero e introducendo tocchi tipici del suo stile realistico. La società europea, violenta, volgare e dedita a orge e baccanali, è guardata con disprezzo, analizzata impietosamente mediante il consueto gusto del contrasto (ambienti e abiti sfarzosi inseriti in contesti sporchi e sgradevoli) e definita nelle sue perversioni da scene di grande audacia (gli incontri tra Danilo e Sally, le suonatrici seminude mollemente adagiate sul letto, il feticismo di Sadoja). Il risultato è coerente ma lievemente forzato: il film venne imposto a Stroheim, che non era certo abituato a lavorare su commissione e non fu libero di dare sfogo alla propria creatività. Sequenze di grande impatto visivo si inseriscono così in un impianto a tratti un po' convenzionale. Scintille sul set tra il regista e Mae Murray: i due non si vedevano di buon occhio. Il ghignante Roy D'Arcy è modellato sullo sgradevole ufficiale di strohemiana memoria.