Jay Kelly
Jay Kelly
Durata
132
Formato
Regista
Jay Kelly (George Clooney) è una grande star del cinema. Ron (Adam Sandler) è il suo manager. Insieme si ritrovano a viaggiare in Europa in maniera rocambolesca e, tra un’avventura e l’altra, avranno l’occasione di riflettere sulle loro vite e le loro scelte.
A tre anni di distanza dal precedente Rumore bianco (2022), Noah Baumbach riparte proprio da dove si era interrotto. Se il film tratto dal celebre romanzo di Don DeLillo si chiudeva con un’ambiziosa inquadratura corale, Jay Kelly si apre nuovamente con un piano sequenza finalizzato a raccontare i segreti produttivi che si celano dietro simili riprese. La chiave interpretativa del film è quindi servita dal principio. La pellicola è infatti una continua spirale metacinematografica in cui realtà e finzione sono destinate a confondersi, intrecciarsi e sovrapporsi fino al potentissimo finale, dove il tutto esplode ulteriormente sottolineando il parallelismo tra il protagonista e il suo interprete (un George Clooney come sempre generoso e sornione al punto giusto, capace di sostenere tutto il progetto sulle proprie spalle). Le premesse sono interessanti, anche se lontane dal voler proporre qualcosa di originale. Peccato però che il film preferisca lavorare su un piano troppo didascalico, quasi a voler imboccare il pubblico a tutti i costi temendo di risultare criptico. Inoltre, se l’apertura e la chiusura lasciano il segno sia da un punto di vista registico che emotivo, la parte centrale procede con fare goffo e appesantito, rischiando di cadere nello scult in un paio di momenti (la presenza del cast italiano non aiuta in tal senso). Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.