Verso il sole
The Sunchaser
Durata
122
Formato
Regista
Detenuto affetto da un cancro terminale, il sedicenne navajo Brandon “Blue” Monroe (Jon Seda) fugge prendendo in ostaggio il suo oncologo, il dottor Michael Reynolds (Woody Harrelson). Meta: una montagna sacra in Arizona, dove le acque magiche di un lago potrebbero guarire Blue.
È l'ultimo lungometraggio di Michael Cimino che, dopo una ventennale carriera discontinua e maledetta, ha posto una pietra tombale sull'esperienza di regista, se si esclude la partecipazione al progetto collettivo Chacun son cinéma con il corto No Translation Needed (registi vari, 2007). In concorso al 49º Festival di Cannes, questo road movie è una sorta di ritorno alle origini: da un lato, quelle dell'America e del suo cinema (il film non è forse una disperata ricerca di radici ancestrali e spiritualità, come della poesia visiva dell'epopea western?); dall'altro, quelle del regista, dal momento che la bizzarra coppia protagonista ricorda Clint Eastwood e Jeff Bridges nell'esordio Una calibro 20 per lo specialista (1974). I meccanismi di genere lasciano spazio a un racconto d'amicizia che è soprattutto un viaggio nel ventre di una nazione, un po' come aveva fatto nel 1993 Clint Eastwood con Un mondo perfetto. Certo, i difetti non mancano: momenti strepitosi si alternano a cadute di stile (vedi il finale suggestivo ma un po' impacciato) e la colonna sonora troppo altisonante mal si accorda a un cinema così intimista. Stanco di lottare contro il sistema hollywodiano che lo ha ostracizzato per anni, Cimino offre comunque un'ultima zampata, abbandonandosi a una triste ballata impregnata di nostalgia. Efficace il giovane Seda, bravissimo Harrelson, e c'è anche il gustoso cameo di un'irriconoscibile Anne Bancroft.
È l'ultimo lungometraggio di Michael Cimino che, dopo una ventennale carriera discontinua e maledetta, ha posto una pietra tombale sull'esperienza di regista, se si esclude la partecipazione al progetto collettivo Chacun son cinéma con il corto No Translation Needed (registi vari, 2007). In concorso al 49º Festival di Cannes, questo road movie è una sorta di ritorno alle origini: da un lato, quelle dell'America e del suo cinema (il film non è forse una disperata ricerca di radici ancestrali e spiritualità, come della poesia visiva dell'epopea western?); dall'altro, quelle del regista, dal momento che la bizzarra coppia protagonista ricorda Clint Eastwood e Jeff Bridges nell'esordio Una calibro 20 per lo specialista (1974). I meccanismi di genere lasciano spazio a un racconto d'amicizia che è soprattutto un viaggio nel ventre di una nazione, un po' come aveva fatto nel 1993 Clint Eastwood con Un mondo perfetto. Certo, i difetti non mancano: momenti strepitosi si alternano a cadute di stile (vedi il finale suggestivo ma un po' impacciato) e la colonna sonora troppo altisonante mal si accorda a un cinema così intimista. Stanco di lottare contro il sistema hollywodiano che lo ha ostracizzato per anni, Cimino offre comunque un'ultima zampata, abbandonandosi a una triste ballata impregnata di nostalgia. Efficace il giovane Seda, bravissimo Harrelson, e c'è anche il gustoso cameo di un'irriconoscibile Anne Bancroft.