Il popolare prete coreano Sang-hyun (Song Kang-ho), disobbedendo agli ordini dei suoi superiori, si dirige in Africa per diffondere un vaccino in grado di debellare un virus mortale molto diffuso. Tornato in patria dopo il fallimento degli esperimenti, si innamora della moglie (Kim Ok-bin) di un suo amico d'infanzia (Shin Ha-kyun), ma il suo corpo e la sua mente cominciano a subire modifiche fino a trasformarlo in un vampiro.

Il primo “horror puro” di Park Chan-wook, basato in larga parte su Teresa Raquin di Émile Zola, prova a trattare il mondo dei vampiri attraverso un'inedita visione che si insinua nei meandri della commedia nera, riuscendoci solo a metà: la pellicola gira a vuoto, soprattutto nella parte centrale, ma verso la conclusione dimostra quanto, nello stile registico di Park, la finezza non sia scomparsa, ma si celi semplicemente dietro una poco convincente resa visiva della sofferenza umana, della violenza opprimente e dell'anarchia. Prolisso ma visionario, necessario per capire come si è passati, nella filmografia dell'autore coreano, dalla "trilogia della vendetta" a Stoker (2013).
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