La voltapagine
La tourneuse de pages
Durata
85
Formato
Regista
La carriera da pianista di Mélanie (Déborah François) finisce ad appena 10 anni: durante un'importante audizione al conservatorio viene infatti bocciata, per colpa della disattenzione causata dalla presidentessa Ariane Fouchécourt (Catherine Frot). La vendetta è un piatto che si consuma freddo, e dieci anni dopo la ragazza avrà modo di insinuarsi nella vita di Ariane e di quella di suo marito Jean (Pascal Greggory).
Raffinata storia di ossessioni nascoste e passioni frustrate, La voltapagine si concentra sulle sue due protagoniste, François (L'enfant – Una storia d'amore, 2005) e Frot (La cena dei cretini, 1998), e sulla musica come elemento narrativo che interpreta ed esplicita gli stati d'animo, i pensieri e le svolte emotive. Attraverso i preludi di Bach e i Notturni di Schubert si dipana una trama non originale ma affascinante, che gioca sulle ellissi e su di una intimità che attrae e respinge al contempo. Tuttavia non di sola “atmosfere” rarefatte – per quanto eleganti – si può vivere: la dicotomia fra amore e odio, razionalità e irrazionalità, sensualità e austerità rimanda al cinema del maestro Claude Chabrol ma alla lunga scivola nella convenzionalità dell'esercizio di stile, bello da vedere ma fine a se stesso. Permane comunque, però, un'invidiabile struttura da thriller psicologico ambiguo, manipolatorio e mai ricattatorio, nonostante alcune sequenze improbabili e perfino confuse mettano a dura prova la verosimiglianza dell'insieme e la fiducia in chi guarda. Presentato al 59° Festival di Cannes (2006) nella sezione Un Certain Regard e vincitore del Premio Napapijri per la Miglior interpretazione femminile (Déborah François) al 16° Courmayeur Noir in festival (2006). Il regista Dercourt, qui alla sua quinta regia, è un insegnante di viola e di musica da camera al Conservatoire National de Region di Strasburgo.
Raffinata storia di ossessioni nascoste e passioni frustrate, La voltapagine si concentra sulle sue due protagoniste, François (L'enfant – Una storia d'amore, 2005) e Frot (La cena dei cretini, 1998), e sulla musica come elemento narrativo che interpreta ed esplicita gli stati d'animo, i pensieri e le svolte emotive. Attraverso i preludi di Bach e i Notturni di Schubert si dipana una trama non originale ma affascinante, che gioca sulle ellissi e su di una intimità che attrae e respinge al contempo. Tuttavia non di sola “atmosfere” rarefatte – per quanto eleganti – si può vivere: la dicotomia fra amore e odio, razionalità e irrazionalità, sensualità e austerità rimanda al cinema del maestro Claude Chabrol ma alla lunga scivola nella convenzionalità dell'esercizio di stile, bello da vedere ma fine a se stesso. Permane comunque, però, un'invidiabile struttura da thriller psicologico ambiguo, manipolatorio e mai ricattatorio, nonostante alcune sequenze improbabili e perfino confuse mettano a dura prova la verosimiglianza dell'insieme e la fiducia in chi guarda. Presentato al 59° Festival di Cannes (2006) nella sezione Un Certain Regard e vincitore del Premio Napapijri per la Miglior interpretazione femminile (Déborah François) al 16° Courmayeur Noir in festival (2006). Il regista Dercourt, qui alla sua quinta regia, è un insegnante di viola e di musica da camera al Conservatoire National de Region di Strasburgo.