Due fratellini iracheni (Zamand Taha e Sarwar Fazil), rimasti orfani, decidono di partire alla volta dell'America, dove vive il loro eroe Superman, a dorso di un asino di nome Michael Jackson.

Nulla di nuovo sotto il sole iracheno: Bekas insiste sul legame tra due fratelli (il più piccolo dei quali insopportabilmente petulante), accennando solo rapidamente al contesto sociale che li circonda. Siamo nell'Iraq degli anni Novanta, schiacciato dalla dittatura di Saddam Hussein e dal conflitto del Golfo, ma sono solo elementi vagamente intuibili sullo sfondo di un racconto che si concentra sulla monotona storiella del viaggio, non priva di stucchevoli elementi retorici. Persino la colonna sonora, lamentosa e patetica, batte il tasto della lacrimosità, comunque difficile da raggiungere a causa dell'estrema monotonia della narrazione e della scarsa simpatia che i due protagonisti suscitano nello spettatore. L'happy ending, prevedibilissimo, non fa che affossare ulteriormente il tono, già fiaccato dalla dispersione generale (molti i temi accennati e abbandonati, come la mancanza di riferimenti affettivi e i primi turbamenti amorosi). Una pellicola che non lascia il segno.
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