Gran Bretagna. Nei primi anni del Novecento Angel Deverell (Romola Garai), proletaria di enormi ambizioni letterarie e dal discreto caratterino, riesce a diventare un'importante esponente della narrativa popolare del suo tempo grazie all'intervento di un generoso editore (Sam Neill). Nonostante il successo ottenuto, l'uomo che ama, il pittore Esmé (Michael Fassbender), farà di tutto per allontanarsi da lei.

Ispirato al romanzo del 1957 di Elizabeth Taylor – scrittrice britannica omonima della diva – e in parte alla figura realmente esistita di Marie Corelli, autrice di opere melodrammatiche e ipersentimentali, il film di Ozon è una gioia per gli occhi (pregiate le fatture di fotografia, scena e costumi) che, tuttavia, non trova opportuno contraltare nella forma e nel contenuto. Sebbene Romola Garai sia una protagonista pertinente e credibile, in grado di reggere sulle spalle il peso di un ruolo petulante e praticamente insopportabile per quasi due ore di film, la colpa di Ozon risiede nella quasi totale inerzia nella quale immerge la sua opera. Angel – La vita, il romanzo vorrebbe coniugare accademismo compilativo, vocazione kitsch e fremiti furibondi, ma finisce per diventare un esercizio di stile poco rilevante e indicativo di come il suo autore, François Ozon, possa perdere facilmente il controllo e l'integrità riguardo allo sviluppo della sua antieroina, preferendo piuttosto indugiare di fronte a crinoline e animi svenevoli.
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