Un parrucchiere di Beverly Hills (Warren Beatty) non resiste al richiamo del gentil sesso. Intrattiene più relazioni contemporaneamente, con Jill (Goldie Hawn), Jackie (Julie Christie) e Felicia (Lee Grant), ma ben presto i nodi verranno al pettine.

Alla vigilia dell'avvento dell'America di Richard Nixon, Hal Ashby prova a fotografare, con Shampoo, lo squallore e la mentalità rampante dei potenti, non esente da deviazioni tra il demenziale e il miserrimo, il tutto con uno spirito decisamente dissacrante. Una materia dalla quale il regista di Harold e Maude (1971) e L'ultima corvè (1973) si lascia però soffocare, sposandone la stessa sciatteria e lo stesso piattume, e riuscendo solo in parte a riscattarne il valore in un discorso sociale lucido e interessante. Si veda, a questo proposito, la sequenza del party del Partito Repubblicano, durante la quale Ashby non risparmia stoccate e un'indispettita critica sociale. Ma, se si escludono i pochi frangenti d'impatto, la tenuta di questa commedia sfilacciata non convince quasi mai. Il personaggio di Warren Beatty, piuttosto ricalcato sull'attore, fa da ago della bilancia di una ronda sentimentale in cui i personaggi femminili incidono purtroppo pochissimo, nonostante l'enorme fascino di molte delle interpreti femminili. Musiche di Paul Simon, con interventi significativi di Beatles e Beach Boys, e Oscar a Lee Grant come miglior attrice non protagonista.
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