Four Daughters
Les filles d'Olfa
2023
Paesi
Francia, Arabia Saudita, Germania, Tunisia
Genere
Documentario
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Kaouther Ben Hania
La vita di Olfa Hamrouni, tunisina e madre di quattro figlie, oscilla tra ombra e luce. Un giorno, le sue due figlie maggiori Ghofrane e Rhama scompaiono. Per sopperire alla loro assenza, la regista Kaouther Ben Hania chiama a raccolta attrici professioniste e mette in piedi un film per sollevare il velo sulla storia di Olfa e delle sue figlie, tra cui anche le più piccole e ancora adolescenti Tayssir e Eya Chikhaoui.

Al suo terzo lungometraggio di più ampio respiro dopo i precedenti La bella e le bestie (2017) e L’uomo che vendette la sua pelle (2020), la regista e sceneggiatrice tunisina Kaouther Ben Hania, costantemente presente nel film con la sua voce fuori campo, sceglie di raccontare la storia di una famiglia divisa, nella quale di quattro sorelle complessive due, le più piccole, vivono ancora insieme alla madre, mentre le altre si sono arruolate nell’ISIS in Libia, finendo per essere incarcerate e detenute (“divorate dal lupo”, dice la madre). Lo stile scelto dalla cineasta lavora fin dai primi minuti su un’osmosi in partenza virtuosa e intima tra cinema e documentario, con una sensibilità emotiva innegabile e una dolcezza stilistica che si accoccola con discreto pudore accanto alle protagoniste del racconto. Nonostante i momenti toccanti non manchino (le quattro ecografie delle figlie in split screen, per esempio), e dell’affettuosa ironia trapeli qua e là a fare capolino in una narrazione permeata comunque da una forte dose di ribellione identitaria e culturale (nonché di speranza per le nuove generazioni tunisine), il tono del racconto appare in più di un’occasione decisamente incerto tra la restituzione di un umore sociopolitico e una più classica parabola sulla sorellanza, negata e al contempo rafforzata dalle storture del paese africano. La presenza più forte e ingombrante appare proprio la madre Olfa, che nell’incipit, nel raccontare la propria storia, dice di sentirsi un po’ come Rose da anziana in Titanic (1997) di James Cameron, mentre i ritratti delle singole sorelle, sia quelle “reali” sia quelle “di fiction”, finiscono spesso sacrificati in un disegno complessivo a tratti un po’ troppo acerbo e naïf. Anche la rievocazione dei momenti più dolorosi, cui presta servizio il taglio dell’operazione con l’idea di smussarli poeticamente, finisce spesso più che altro col disinnescarne il portato destabilizzante e con l’appiattirli. Gli archivi televisivi presenti nel film ripercorrono la storia recente della Turchia (la caduta di Ben Ali, la rivoluzione dei gelsomini). Presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, la prima volta in oltre mezzo secolo per un film tunisino.
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