L'isola nuda
Hadaka no shima
1960
Paese
Giappone
Generi
Drammatico, Documentario
Durata
94 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Kaneto Shindō
Attori
Nobuko Otowa
Taiji Tonoyama
Shinji Tanaka
Masanori Horimoto
Su un'isola impervia e assolata del Mare interno di Seto vive una famiglia di contadini composta da padre (Taiji Tonoyama), madre (Nobuko Otowa) e due figlioletti. Ogni giorno i genitori si recano sull'isola più vicina per prendere l'acqua necessaria all'irrigazione delle coltivazioni. Un giorno, però, uno dei due bambini si ammala gravemente. Prodotto a basso costo e girato con una piccola troupe su un'isola disabitata, il quindicesimo film di Kaneto Shindō incontra al momento della sua uscita un inaspettato successo di critica e di pubblico che salva in extremis dalla bancarotta la Kindai Eiga Kyokai (la casa di produzione indipendente fondata dal regista nel 1950 insieme al collega Kōzaburō Yoshimura). Massimo esempio della poetica umanista di Shindō, questo austero poema sulla durezza della vita contadina guarda abilmente alla lunga tradizione del film etnografico (in particolare Nanuk l'eschimese, 1922, e L'uomo di Aran, 1934, di Robert J. Flaherty), accoglie influenze dal cinema muto sovietico (da Sergej M. Ėjzenštejn ad Aleksandr Dovženko) e si riveste di un realismo capace di celebrare al meglio la dignità dell'essere umano nella continua lotta per la sopravvivenza. Privando il film di qualsiasi dialogo e affidandosi interamente alla gestualità rituale dei suoi protagonisti, il regista sfida tempi e dinamiche del cinema delle majors in favore di un ritmo naturale, ciclico e silenzioso. Il risultato è un autentico saggio di regia, splendidamente fotografato da Kiyomi Kuroda e accompagnato dalle celebri musiche di Hikaru Hayashi, in cui persino il semplice atto di portare l'acqua da un luogo all'altro diventa l'emblema perfetto della resistenza e dello spirito di adattamento umano. Presentato alla seconda edizione del Festival Internazionale del Cinema di Mosca, il film si è aggiudicato il Gran Premio ex aequo con Cieli puliti (1961) di Grigorij Čuchraj.
Maximal Interjector
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