Un fotografo canadese (Atom Egoyan) si reca con la moglie (Arsinée Khanjian), traduttrice, in Armenia, paese d'origine dei progenitori di entrambi, per realizzare un calendario con immagini di chiese. Qui la donna si innamora delle loro guida (Ashot Adamian) e il matrimonio inizia a vacillare. Solo quando tornano in Canada, tuttavia, il fotografo si accorge di ciò che è realmente successo rivedendo video e fotografie.

Film molto personale per Egoyan che, partecipando anche come interprete, sembra andare alla ricerca delle proprie origini e dei legami con il passato. Il racconto è costruito secondo una originale forma di contrasti, tra cinema e video, passato e presente, fantasia e realtà, elementi che si riflettono nell'ambiguità e nell'ambivalenza dei sentimenti dei personaggi. Ne risulta un'opera sincera ma anche oscura e difficile da comprendere a pieno. Tre i luoghi fondamentali della storia: l'interno delle chiese armene, il salone della casa canadese dei protagonisti e la segreteria telefonica. Tre tappe per raccontare il disfacimento di un matrimonio e l'allontanamento dei protagonisti, il deteriorarsi del rapporto umano a vantaggio di un legame sempre più stretto con la tecnologia, responsabile anche della scoperta del mistero che forse ha contribuito definitivamente a separarli. Alcuni passaggi narrativi sono un po' frettolosi, ma resta un'operazione affascinante e che non si vede tutti i giorni.
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