Sud degli Stati Uniti. Alton (Jaeden Lieberher), ragazzino dotato di poteri soprannaturali, in seguito ad alcuni straordinari eventi collegati alle sue capacità extrasensoriali, entra nelle mire di un gruppo di fanatici religiosi, delle forze di polizia locali e dell'FBI, che intende fare luce sul caso attraverso le indagini dell'agente Sevier (Adam Driver). Inizia così una disperata fuga in auto insieme al padre Roy (Michael Shannon) e al ranger Lucas (Joel Edgerton) per cercare di far perdere le proprie tracce.

Giunto al suo quarto lungometraggio, lo statunitense Jeff Nichols si addentra con decisione all'interno della sci-fi pura, con un racconto che gli permette di continuare un articolato discorso sulle paranoie dell'America contemporanea attraverso lo schema del road movie con annesso dramma familiare. Ma tutto ciò che funzionava in Take Shelter (2011), simile per tematiche e collegamento al genere, qui diventa un tentativo posticcio di trasfigurare con approccio moderno i nobili riferimenti al cinema passato (Spielberg, Carpenter ma anche M. Night Shyamalan). Privo di magia e di un autentico senso dello spettacolo, il film vuole giocare su una sospensione spazio-temporale farlocca, che si sgonfia nel momento in cui si manifestano sullo schermo le trovate strettamente fantascientifiche. L'emotività è spesso azzerata da dialoghi pedestri ma, ancor peggio, è il giovanissimo protagonista a destare le maggiori perplessità. Alton, piccolo supereroe in fieri, è un bambino from outer space costretto a vivere in una realtà che non sente propria, perseguitato e incompreso, la cui immaginazione (nutrita dal fumetto, forma archetipica di evasione) è schiacciata dal desiderio di comprendere ciò che, forse, deve rimanere un mistero di fronte all'intelletto umano, codificato dalla ragione. Un'opera ambiziosa che poggia su un terreno argilloso, incapace di diventare un apologo sulla cecità di un tessuto provinciale a stelle e strisce che forza all'isolamento e alla fuga, per poi etichettare come "folli" tutti colori che non si omologano al pensiero comune. Direzione degli attori sotto al livello di guardia, con Adam Driver tremendamente fuori parte e Michael Shannon monolitico che prova maldestramente a misurare la propria performance senza mai risultare naturale. Presentato in concorso al 66° Festival di Berlino.
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