Yourself and Yours
Dangsinjasingwa dangsinui geot
Durata
86
Formato
Regista
La relazione tra il pittore Yeong-soo (Kim Ju-hyuk) e la bella Min-jeong (Lee Yoo-young) è messa in crisi dalle voci secondo le quali la ragazza si reca spesso a bere da sola: la coppia si separa, lei incontra altri uomini convinti di conoscerla già (ma forse si tratta di una fantomatica sorella gemella), mentre lui resta tormentato e in profonda crisi. Alla fine i due si riconcilieranno e torneranno a vivere assieme, come se si fossero appena incontrati.
Il diciottesimo lungometraggio di Hong Sang-soo già dal titolo evoca sdoppiamenti e confusione, elementi tipici della sua filmografia assieme alla precarietà nelle relazioni segnate da ipocrisie e tradimenti, indifferenza e rancori e dominate dal caso con incontri mancati o reiterati, con prolungati dialoghi e lunghi silenzi in camera da letto come al bar. Elemento centrale di questo film è il personaggio femminile e la sua forte e inafferrabile identità, autonoma e forse molteplice, che consente di raddoppiare il punto di vista e favorire il ripetersi di situazioni anche assurde, paradossali o banali; la protagonista decide volontariamente di abusare di alcolici da sola, anche se in realtà questi eccessi vengono riferite da altri: il tradimento è un puro pretesto perché muove la narrazione senza essere mai veramente (di)mostrato esplicitamente; il consumo eccessivo di birra e soju, il caratteristico liquore con la bottiglietta verde, è un elemento tipico della società coreana ed un tratto distintivo di tutti i film del nostro autore, che propone sempre lunghe sequenze girate in bar e ristoranti, ma in una società con le sue formalità ed i suoi rituali ancora profondamente maschilista non è concepibile che una donna beva da sola accettando la compagnia di uomini sconosciuti. In definitiva questo film può essere considerato uno dei tanti tasselli di un'opera unica composta da variazioni su temi ricorrenti che può intrigare i veri appassionati alla ricerca di dettagli significativi, ma che non aggiunge molto a quanto già detto e rischia di risultare un giochino verboso fine a se stesso. Presentato al Festival di Toronto 2016 e al Festival di Rotterdam 2017.
Il diciottesimo lungometraggio di Hong Sang-soo già dal titolo evoca sdoppiamenti e confusione, elementi tipici della sua filmografia assieme alla precarietà nelle relazioni segnate da ipocrisie e tradimenti, indifferenza e rancori e dominate dal caso con incontri mancati o reiterati, con prolungati dialoghi e lunghi silenzi in camera da letto come al bar. Elemento centrale di questo film è il personaggio femminile e la sua forte e inafferrabile identità, autonoma e forse molteplice, che consente di raddoppiare il punto di vista e favorire il ripetersi di situazioni anche assurde, paradossali o banali; la protagonista decide volontariamente di abusare di alcolici da sola, anche se in realtà questi eccessi vengono riferite da altri: il tradimento è un puro pretesto perché muove la narrazione senza essere mai veramente (di)mostrato esplicitamente; il consumo eccessivo di birra e soju, il caratteristico liquore con la bottiglietta verde, è un elemento tipico della società coreana ed un tratto distintivo di tutti i film del nostro autore, che propone sempre lunghe sequenze girate in bar e ristoranti, ma in una società con le sue formalità ed i suoi rituali ancora profondamente maschilista non è concepibile che una donna beva da sola accettando la compagnia di uomini sconosciuti. In definitiva questo film può essere considerato uno dei tanti tasselli di un'opera unica composta da variazioni su temi ricorrenti che può intrigare i veri appassionati alla ricerca di dettagli significativi, ma che non aggiunge molto a quanto già detto e rischia di risultare un giochino verboso fine a se stesso. Presentato al Festival di Toronto 2016 e al Festival di Rotterdam 2017.