Onirica – Field of Dogs
Onirica
2014
Paesi
Polonia, Italia, Svezia
Generi
Drammatico, Storico
Durata
101 min.
Formato
Colore
Regista
Lech Majewski
Attori
Michael Tatarek
Szymon Budzyk
Dorota Lis
Karolina Korta
Elzbieta Okupska
Adam (Michael Tatarek), giovane polacco promessa della poesia e dell’ambiente accademico, soffre di narcolessia a seguito di un gravissimo incidente stradale dove perde la fidanzata e il migliore amico. Il sonno e la lettura della Divina Commedia alleviano il suo dolore fisico e spirituale. Dopo il fortunato I colori della passione (2011), Lech Majewski dirige Onirica, ambientando la storia di Adam sullo sfondo delle drammatiche vicende politiche, sociali e climatiche che sconvolsero la Polonia nel 2010. Lungo un arco narrativo nel quale da un certo punto in poi è davvero difficile distinguere il sogno dalla realtà, il protagonista recupera la vista persa durante l’incidente, e insieme ad essa anche l’innata capacità di “vedere oltre”, di prolungare la vita terrena in un aldilà onirico, rifacendosi anche a una delle frasi che la zia gli rivolge in uno dei loro intensi dialoghi: «la morte è la separazione da ciò che vediamo». Dalle stanze rosse di bergmaniana memoria ai carrelli su oggetti inanimati e soggetti umani immobili, passando per le cicatrici sull’occhio del protagonista, i tributi e il citazionismo si fanno largo di continuo nel tessuto di una pellicola sbalestrata e ipertrofica ma permeata, a suo modo, di gran rigore formale, dove il ruolo della “vista”, inteso come slancio creativo, dà vita a un film fortemente evocativo, assolutamente anti-narrativo, denso di situazioni immaginifiche non sempre centrate ma a tratti comunque coerenti. Un malfermo ma stimolante esercizio di cinema al servizio di un ingombrante pietra miliare della cultura di ogni tempo, nel quale la sacralità e la visionarietà della Divina Commedia vengono trasposte in chiave moderna approdando a un purificatorio lavacro finale, sintesi perfetta tra simbologia ed estetica. L’intellettualismo domina fastidiosamente e stucchevolmente e il protagonista non pare avere spalle larghe a sufficienza per sostenere la responsabilità di un impianto così ingombrante, ma il tocco di Majewski non manca di stimolare e suscitare riflessioni.
Maximal Interjector
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