Alex (Lillo) e Dino (Greg) sono due affermati chirurghi plastici specialisti nel cambiare i tratti del volto dei propri pazienti. Leo e Cosimo (Francesco Mandelli e Paolo Ruffini) sono invece due poliziotti piuttosto goffi e imbranati sulle tracce di un pericoloso boss. I destini delle due coppie si incontreranno in un'infinita giostra degli equivoci, tra scambi di persona e situazioni esplosive.



Abbandonato il classico format del cinepanettone tradizionale, quello all’insegna dei peti, delle corna e degli sketch più o meno triviali e sempre uguali a se stessi, il produttore Aurelio De Laurentiis ha virato già da qualche anno su un film di Natale dal taglio leggermente diverso e sulla carta più edulcorato, come già avvenuto nei precedenti Colpi di fulmine (2012) e Colpi di fortuna (2013). Una tendenza che ritorna a chiare lettere anche in Natale col boss, dove l’intuizione quasi surreale della trama, che vede protagonista il cantante Peppino Di Capri nei doppi panni di se stesso e di un boss della camorra, dà vita a una girandola rocambolesca e impazzita che non teme di mescolare azione e commedia. La “rivoluzione” rivendicata da questo nuovo corso della Filmauro, rispetto al classico film di Natale scollacciato lasciato nelle mani consolidate di Neri Parenti e Christian De Sica, ovvero Vacanze ai Caraibi – Il film di Natale (2015), è però solo uno specchietto per le allodole. La sostanza del prodotto, al di là della confezione svecchiata e più o meno aggiornata ai tempi sia per ambientazioni che per scelta dei volti e degli attori, resta infatti la medesima. Le gag tirate via e, nella maggior parte dei casi, più desolanti che divertenti abbondano, così come un’indigestione malsana di elementi farseschi, tra mariti cornuti, mogli procaci, poliziotti fricchettoni e ottusi e la consueta vagonata di stereotipi al servizio di una demenzialità alquanto sgangherata. Cast di contorno composto da caratteristi partenopei e siciliani. Ruolo sexy per Giulia Bevilacqua, mentre Mandelli sfora anche lui in una doppia parte, gigioneggiando immancabilmente e fastidiosamente in stile I soliti idioti. Il soggetto è tratto da un’idea di partenza dello stesso Greg.
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