1682. Sabine De Barra (Kate Winslet) lavora nelle campagne di Francia come paesaggista. La donna riceve però un annuncio totalmente inatteso: è tra le papabili per ottenere un prestigioso incarico presso la corte del sovrano francese Luigi XIV (Alan Rickman).

Un film sbagliato e patinato, il ritorno alla regia di Alan Rickman a molti anni di distanza da L'ospite d'inverno (1997), suo esordio dietro la macchina da presa. L'attore britannico dimostra di essersi spaventosamente arrugginito e di essersi completamente smarrito nelle pieghe di un progetto su commissione, arrivando a firmare un'opera imbarazzante e imbalsamata, di una noia sconfinata, che procede senza mai uno scarto, un sussulto, un dialogo che vada oltre l'illustrativo e il pedante. Un film in costume svuotato di qualsiasi anima, con personaggi plastificati ed evoluzioni psicologiche altrettanto ridicole e poco plausibili. Interpreti sotto il livello di guardia: lo stesso Rickman è un Luigi XIV slavato e anonimo, la Winslet non è mai stata così scolastica, mentre il belga Matthias Schoenaerts ha la medesima espressione dalla prima all'ultima scena.
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