XXY
XXY
Durata
86
Formato
Regista
Alex (Inés Efron) è un'adolescente intersessuale: a causa di un'anomalia, il suo corpo presenta caratteri indecisi e sembra in fase di virilizzazione. Per evitarle traumi, i genitori (Ricardo DarÃn e Valeria Bertuccelli) decidono di trasferirsi da Buenos Aires alle più tranquille coste uruguayane, mentre cercano di capire se sia giusto operare la figlia o sottoporla a terapia ormonale per “deciderne” il sesso. L'incontro con il figlio di amici di famiglia Ãlvaro (MartÃn Piroyansky) aprirà gli occhi ad Alex.
Interessante esordio per l'argentina LucÃa Puenzo, figlia del premio Oscar Luis (La storia ufficiale, 1985), che sceglie di cimentarsi in un tema spinoso come quello del sesso incerto di un'adolescente, creatura già fragile di per sé, riuscendo a costruire un racconto delicato e mai morboso. Anche se non mancano scene dure, persino un rapporto sessuale “al rovescio” tra Alex e Ãlvaro, lo sguardo rimane sempre sincero e sensibile, senza indulgere in facili sensazionalismi, ma curandosi di approfondire ogni personaggio e le sue emozioni, spesso contrastanti. Convincenti le interpretazioni, soprattutto quella della Efron, e di qualità la confezione visiva: a fronte della coraggiosa riflessione, si lasciano perdonare le ingenuità e qualche simbolismo ricercato in modo un po' troppo forzato. Vincitore della Settimana della Critica al Festival di Cannes.
Interessante esordio per l'argentina LucÃa Puenzo, figlia del premio Oscar Luis (La storia ufficiale, 1985), che sceglie di cimentarsi in un tema spinoso come quello del sesso incerto di un'adolescente, creatura già fragile di per sé, riuscendo a costruire un racconto delicato e mai morboso. Anche se non mancano scene dure, persino un rapporto sessuale “al rovescio” tra Alex e Ãlvaro, lo sguardo rimane sempre sincero e sensibile, senza indulgere in facili sensazionalismi, ma curandosi di approfondire ogni personaggio e le sue emozioni, spesso contrastanti. Convincenti le interpretazioni, soprattutto quella della Efron, e di qualità la confezione visiva: a fronte della coraggiosa riflessione, si lasciano perdonare le ingenuità e qualche simbolismo ricercato in modo un po' troppo forzato. Vincitore della Settimana della Critica al Festival di Cannes.