Vienna, 1914. Il principe Nicki di Wildliebe-Rauffenburg (Erich von Stroheim), cinico e impenitente donnaiolo, viene spinto dai genitori (George Fawcett e Maude George) a sposare la zoppa Cecilia (ZaSu Pitts) per rimpinguare le casse reali. Ma l'uomo si invaghisce di Mitzi (Fay Wray), promessa al macellaio Schani (Matthew Betz).



Pensato da Erich von Stroheim come prima parte di un dittico (la seconda, Luna di Miele, fu tagliata e rimontata da Josef von Sternberg e risulta oggi perduta), Sinfonia nuziale denuncia le meschinerie dei “reali salotti” europei, ridotti a emblema di corruzione e popolati da personaggi aridi e materialisti quando non totalmente aberranti. Gli stilemi tipici del cinema del regista sono ravvisabili nella decadenza della società rappresentata, nelle simbologie che percorrono l'intero film (dai maiali, metafora di putrescenza esteriore e interiore, alla statua dell'Uomo di Ferro che guarda dall'alto e sbeffeggia un mondo in caduta libera), nel gusto dei contrasti (i teneri approcci tra Nicki e Mitzi fiabescamente cristallizzati dalla macchina da presa, con petali di rose a coronare il sentimento, a cui seguono le orge nel bordello) e nel maniacale perfezionismo della messa in scena (la Cattedrale viennese di Santo Stefano venne interamente ricostruita per la scena della processione). Cupo e pessimista, ambizioso e squilibrato come il suo autore, che regala un villain decisamente più stratificato rispetto agli altri personaggi “da odiare”.
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