A Family Tour

A Family Tour

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107

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Dopo aver realizzato il film The Mother of One Recluse, la regista Yang Shu (Nai An) è stata costretta all’esilio a Hong Kong. Un giorno però la madre si trova ad affrontare un’operazione chirurgica molto seria, e le due donne decidono di incontrarsi a Taiwan, dove Yang deve recarsi per un festival con il marito e il figlio, mentre la madre farà la turista.



Quinto lungometraggio del regista cinese Liang Ying, un prodotto autobiografico (Yang Shu si può definire una sua alter ego al femminile) che non a caso ha dedicato ai suoi figli, A Family Tour è un viaggio politico nella recente storia cinese, vista attraverso tre generazioni di personaggi che hanno portato a un progressivo allontanamento dal proprio paese d’origine: la nonna è scappata al sud, la madre è stata costretta all’esilio a Hong Kong, il figlio di lei è totalmente hongkonghese. È così una pellicola sul tema dell’identità in crisi, di una famiglia e di un’intera nazione in un momento decisivo di continui cambiamenti, in cui il mondo del cinema funge da ulteriore metafora: i festival indipendenti cinesi sono scomparsi e chi cerca di avere una voce fuori dal coro e contro le scelte governative è costretto a scappare. E non è certamente un caso che il tutto è ambientato a Taiwan, uno “stato de facto” che proprio dalla Cina non viene riconosciuto. La messinscena ha tempi statici e alcuni passaggi appaiono troppo costruiti a tavolino (anche il ricorso continuo alla poesia è da vedere in questi termini) ma, tra le pieghe di un lungometraggio ostico e privo di un grande ritmo, si annidano delle riflessioni di notevole spessore, dal forte impatto simbolico e politico. I personaggi, così, sono il centro stesso del discorso, sono scritti con cura e ben interpretati da un gruppo di attori sempre credibili. Ci vuole un po’ di pazienza, indubbiamente, ma ne vale la pena: di film capaci di offrire un’istantanea sul presente tanto forte e determinata, non solo per quanto riguarda il cinema cinese, ce ne vorrebbero molti di più. Presentato in concorso al Festival di Locarno.
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