It – Il pagliaccio assassino
It
Durata
192
Formato
Regista
Derry, Maine, 1957. Un demone antropofago si risveglia e, sotto le mentite spoglie del clown Pennywise (Tim Curry), uccide il piccolo Georgie (Tony Dakota). Un gruppo di ragazzini chiamati i “Perdenti”, fra i quali vi è Bill (Jonathan Brandis), fratello di Georgie, si coalizzano per sconfiggere il mostro. Quasi trent'anni dopo, a Derry ricominciano le morti sanguinarie e misteriose: i Perdenti sono costretti a tornare e combattere la loro battaglia finale contro IT.
Quello che è considerato il capolavoro di Stephen King è anche un romanzo mastodontico, complesso, che in buona sostanza riunisce due libri in uno: difficile adattarlo senza perderne in articolazione dei contenuti. Il tentativo di estrarne una miniserie televisiva divisa in due puntate non è del tutto riuscito e soffre di uno squilibrio che gioca tutto a favore della prima: agghiacciante, terrorizzante, traumatizzante per tutti coloro che sono stati bambini negli anni Ottanta e, anche grazie alla straordinaria performance di Tim Curry, non sono mai più riusciti a guardare un clown con gli stessi occhi. La seconda puntata, ambientata quando i Perdenti sono ormai adulti, soffre invece di una pesantezza sociologica (l'indagine su “cosa siamo diventati”) che ne attutisce l'impatto horror. Una volta lasciati i panni di Pennywise, anche IT soffre, a causa di effetti speciali raffazzonati che lo tramutano in un disgustoso ragnaccio gigante ben poco inquietante. Il duello finale è rappresentato con sommaria superficialità, mentre nel romanzo è una sfida concettuale di grande sottigliezza. Nel complesso, un prodotto accettabile per il mercato cui era destinato.
Quello che è considerato il capolavoro di Stephen King è anche un romanzo mastodontico, complesso, che in buona sostanza riunisce due libri in uno: difficile adattarlo senza perderne in articolazione dei contenuti. Il tentativo di estrarne una miniserie televisiva divisa in due puntate non è del tutto riuscito e soffre di uno squilibrio che gioca tutto a favore della prima: agghiacciante, terrorizzante, traumatizzante per tutti coloro che sono stati bambini negli anni Ottanta e, anche grazie alla straordinaria performance di Tim Curry, non sono mai più riusciti a guardare un clown con gli stessi occhi. La seconda puntata, ambientata quando i Perdenti sono ormai adulti, soffre invece di una pesantezza sociologica (l'indagine su “cosa siamo diventati”) che ne attutisce l'impatto horror. Una volta lasciati i panni di Pennywise, anche IT soffre, a causa di effetti speciali raffazzonati che lo tramutano in un disgustoso ragnaccio gigante ben poco inquietante. Il duello finale è rappresentato con sommaria superficialità, mentre nel romanzo è una sfida concettuale di grande sottigliezza. Nel complesso, un prodotto accettabile per il mercato cui era destinato.