Agente 007 – Una cascata di diamanti
Diamonds Are Forever
Durata
120
Formato
Regista
Impegnato in una rischiosa missione tra l'Olanda e gli Stati Uniti, James Bond (Sean Connery), indagando su un sospetto traffico di diamanti, si vede costretto a fronteggiare ancora una volta Ernst Stavro Blofeld (Charles Gray) e la sua brama di potere.
Sesta e ultima apparizione di Sean Connery nei panni di James Bond, escludendo un fugace ritorno a 53 anni nell'apocrifo Mai dire mai (1983). Ambientato in gran parte nella west coast americana, tra Los Angeles, Las Vegas e Palm Springs, il film segna la poco felice trasferta di James Bond in terra yankee. Quelle che solitamente sono location da sogno, qui rimangono un semplice fondale su cui si snoda la vicenda, senza regalare allo spettatore il consueto entusiasmo. È una pellicola di transizione, a metà strada tra i gloriosi anni '60 e gli psichedelici anni '70: il risultato è un ibrido che non raccoglie né il fascino vintage dei primi, né lo spirito libero dei secondi. Sfilacciato e monocorde, il film non ha un reparto di “cattivi” all'altezza degli episodi precedenti, sebbene Mr.Kidd e Mr.Wint, eccentrica coppia di sicari vagamente omosex, lascino il segno. Sean Connery sottotono, Jill St. John di raggiante bellezza. Title track interpretata da Shirley Bassey, a sette anni dalla sua prima collaborazione in Agente 007 – Missione Goldfinger (1964). Applausi scroscianti alla gremita première londinese quando Connery torna a pronunciare la mitica frase «Il mio nome è Bond…James Bond».
Sesta e ultima apparizione di Sean Connery nei panni di James Bond, escludendo un fugace ritorno a 53 anni nell'apocrifo Mai dire mai (1983). Ambientato in gran parte nella west coast americana, tra Los Angeles, Las Vegas e Palm Springs, il film segna la poco felice trasferta di James Bond in terra yankee. Quelle che solitamente sono location da sogno, qui rimangono un semplice fondale su cui si snoda la vicenda, senza regalare allo spettatore il consueto entusiasmo. È una pellicola di transizione, a metà strada tra i gloriosi anni '60 e gli psichedelici anni '70: il risultato è un ibrido che non raccoglie né il fascino vintage dei primi, né lo spirito libero dei secondi. Sfilacciato e monocorde, il film non ha un reparto di “cattivi” all'altezza degli episodi precedenti, sebbene Mr.Kidd e Mr.Wint, eccentrica coppia di sicari vagamente omosex, lascino il segno. Sean Connery sottotono, Jill St. John di raggiante bellezza. Title track interpretata da Shirley Bassey, a sette anni dalla sua prima collaborazione in Agente 007 – Missione Goldfinger (1964). Applausi scroscianti alla gremita première londinese quando Connery torna a pronunciare la mitica frase «Il mio nome è Bond…James Bond».