Ellen Ripley (Sigourney Weaver), dopo un atterraggio di fortuna, si ritrova sul pianeta Fiorina 161, una colonia penale di massima sicurezza. Dovrà vedersela ancora una volta con le terribili creature aliene.

Battesimo cinematografico di fuoco per il trentenne David Fincher, all'epoca apprezzato regista di spot e videoclip, chiamato a prendere le redini di una saga di successo capace di consolidare lo status autoriale di Ridley Scott e James Cameron. Il risultato è un ibrido che cerca la sintesi tra l'atmosfera ansiogena del primo episodio e la spettacolarità roboante del secondo, ma rischia pochissimo e sembra vivere prevalentemente della luce riflessa dei suoi predecessori. Ambientazione suggestiva, ma gli effetti (non sempre) speciali e una evidente mancanza di ritmo appesantiscono la narrazione. Alcuni dei temi ricorrenti della poetica fincheriana (le difficili dinamiche interpersonali in determinate condizioni, l'ossessione dilaniante per qualcosa, la paranoia, l'individuazione di potenziali nemici all'interno di se stessi) fanno capolino già in questa occasione, seppure declinati in maniera piuttosto confusionaria e sbrigativa. Memorabile, ancora una volta, Sigourney Weaver, rasata a zero per l'occasione. Esiste anche una versione uncut da 146 minuti, reperibile in dvd. Seguito da Alien – La clonazione (1997).
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