
Pink Flamingos
Pink Flamingos
Durata
93
Formato
Regista
La criminale Divine (Divine), che vive sotto falso nome nel Maryland in una roulotte rosa insieme alla famiglia, è stata eletta «persona più schifosa al mondo» da un tabloid. Connie (Mink Stole) e Raymond (David Lochary) faranno di tutto per detronizzarla e rubarle il titolo.
Ormai leggendario e di culto assoluto, Pink Flamingos ha imposto John Waters (nato a Baltimora, nel Maryland, locus mirabilis di molti suoi film) come cantore indiscusso del disgusto, qui idealizzato e marchiato come uno Streben cui aderire con inusitata forza. Girata con budget minimo (10.000 dollari), la pellicola imprime a forza l'intenzione del suo irriverente e dissacrante autore, che dirige un film imperfetto ma importante: affidandosi alla beniamina tutelare del suo cinema, la drag queen Divine (in arte Harris Glenn Milstead), e ad alcuni interpreti (Stole, Pierce, Lochary, Massey) che sarebbero diventati ricorrenti nella sua filmografia, Waters firma il suo indiscusso manifesto. Tra vendite di bambini, cannibalismi e nutrimenti di feci canine, la pellicola – tutt'altro che memorabile, ma effettivamente repellente oltre ogni ragionevole gusto – è una sorta di inno compiaciuto al marciume e alla decomposizione. In ogni caso, da vedere.
Ormai leggendario e di culto assoluto, Pink Flamingos ha imposto John Waters (nato a Baltimora, nel Maryland, locus mirabilis di molti suoi film) come cantore indiscusso del disgusto, qui idealizzato e marchiato come uno Streben cui aderire con inusitata forza. Girata con budget minimo (10.000 dollari), la pellicola imprime a forza l'intenzione del suo irriverente e dissacrante autore, che dirige un film imperfetto ma importante: affidandosi alla beniamina tutelare del suo cinema, la drag queen Divine (in arte Harris Glenn Milstead), e ad alcuni interpreti (Stole, Pierce, Lochary, Massey) che sarebbero diventati ricorrenti nella sua filmografia, Waters firma il suo indiscusso manifesto. Tra vendite di bambini, cannibalismi e nutrimenti di feci canine, la pellicola – tutt'altro che memorabile, ma effettivamente repellente oltre ogni ragionevole gusto – è una sorta di inno compiaciuto al marciume e alla decomposizione. In ogni caso, da vedere.