La belva col mitra

Evaso dal carcere e braccato dalla polizia, lo spietato malavitoso Nanni Vitali (Helmut Berger) è costretto a una disperata fuga in auto insieme agli altri suoi complici. Gli eventi precipiteranno dopo una rapina in banca andata male a causa del tradimento di Giuliana (Marisa Mell), ostaggio della banda morbosamente legata a Vitali.

Greve nel suo ostentato gusto per l'eccesso, approssimativo nel ricalcare più nobili modelli americani, il film rappresenta l'ideale canto del cigno del poliziesco all'italiana, raggiungendo vette di parossistica violenza (stupri, atroci morti violente) solo suggerite negli omologhi predecessori. Ragione d'essere del film è la presenza di Helmut Berger: magnetico, sadico, aggressivo, ma soffocato da istinti sessuali repressi, un bello e dannato votato all'autodistruzione. L'approccio rozzo alla materia narrativa è compensato dal radicale pessimismo di fondo e dall'efficace ambientazione ritrovata nella provincia di Ancona. Più che l'intreccio poliziottesco, contano le pulsioni del protagonista, inevitabilmente segnato da una profonda misoginia. Celebre l'amplesso tra Berger e Marisa Mell, con tanto di nudi integrali. Incalzante colonna sonora di Umberto Smaila. Film di culto per Quentin Tarantino, che gli ha reso omaggio in Jackie Brown (1997). Vietato ai minori di 18 anni.