La belva dell'autostrada
The Hitch-Hiker
Durata
71
Formato
Regista
Durante una gita fuori porta, due amici (Edmond O’Brien e Frank Lovejoy) danno un passaggio a un autostoppista solitario (William Talman). L’uomo si rivela un serial killer in fuga. È l’inizio di un incubo.
Primo noir diretto da una donna, è anche il film migliore di Ida Lupino. Se i mezzi a disposizione sono pochi, e in parte si vede, l’ambizione alla regista non manca, a partire da un incipit ad altezza dei piedi che non può che richiamare, pur in forma più cruenta, l’inizio del di poco precedente L’altro uomo di Hitchcock. Non è però un progetto unicamente derivativo e, anzi, l’immaginario noir viene rivoluzionato da una messa in scena che abbandona le sporche metropoli statunitensi per il deserto messicano. Il cattivo, con il suo sadismo e il suo aspetto (la palpebra che non si abbassa nemmeno mentre dorme), è da antologia. Ma è anche un film sull’amicizia virile, in cui i protagonisti preferiscono rischiare di soccombere in due che sopravvivere da soli. Complice anche un minutaggio contenuto, la pellicola riesce a tenere alta la tensione fino alla fine. La scelta di usare l’automobile come spazio claustrofobico e ferale è anticipatoria di progetti di registi di culto come Bava e Tarantino. Sceneggiato, oltre che dalla regista, anche da Daniel Mainwaring (Le catene della colpa; L’invasione degli ultracorpi), non accreditato perché nella lista nera del maccartismo.
Primo noir diretto da una donna, è anche il film migliore di Ida Lupino. Se i mezzi a disposizione sono pochi, e in parte si vede, l’ambizione alla regista non manca, a partire da un incipit ad altezza dei piedi che non può che richiamare, pur in forma più cruenta, l’inizio del di poco precedente L’altro uomo di Hitchcock. Non è però un progetto unicamente derivativo e, anzi, l’immaginario noir viene rivoluzionato da una messa in scena che abbandona le sporche metropoli statunitensi per il deserto messicano. Il cattivo, con il suo sadismo e il suo aspetto (la palpebra che non si abbassa nemmeno mentre dorme), è da antologia. Ma è anche un film sull’amicizia virile, in cui i protagonisti preferiscono rischiare di soccombere in due che sopravvivere da soli. Complice anche un minutaggio contenuto, la pellicola riesce a tenere alta la tensione fino alla fine. La scelta di usare l’automobile come spazio claustrofobico e ferale è anticipatoria di progetti di registi di culto come Bava e Tarantino. Sceneggiato, oltre che dalla regista, anche da Daniel Mainwaring (Le catene della colpa; L’invasione degli ultracorpi), non accreditato perché nella lista nera del maccartismo.