The Big Kahuna
The Big Kahuna
Durata
90
Formato
Regista
Due venditori (Kevin Spacey e Danny DeVito) di un'azienda di lubrificanti industriali attendono in un albergo un meeting commerciale con un giovane collega (Peter Facinelli). Il loro obiettivo è quello di agganciare un importante cliente; l'attesa li porterà a discutere della vita, dell'amicizia, dei rispettivi caratteri.
Piccolo film di impianto squisitamente teatrale (sceneggiato da Roger Rueff, a partire da un suo testo drammatico), The Big Kahuna è una storia tutta giocata sul filo del dialogo e della contrapposizione tra i caratteri dei personaggi: Spacey è il venditore brutale ma onesto, focalizzato sull'obiettivo; DeVito l'ormai disilluso e saggio veterano; Facinelli il giovane novellino con troppe idee fisse per fare un simile mestiere. Attraversato da una sapienza motivazionale molto americana, non sempre originalissima, il film è dotato di un discreto copione e retto dalla vena attoriale (anche Facinelli, alle prese con un personaggio non facilissimo, con cui è quasi impossibile empatizzare, regala una buona interpretazione), ma i didascalismi sono davvero troppi per colpire davvero nel segno e manca sempre il grande guizzo stilistico. Celebre il monologo finale che accompagna i titoli di coda. Musiche di Christopher Young.
Piccolo film di impianto squisitamente teatrale (sceneggiato da Roger Rueff, a partire da un suo testo drammatico), The Big Kahuna è una storia tutta giocata sul filo del dialogo e della contrapposizione tra i caratteri dei personaggi: Spacey è il venditore brutale ma onesto, focalizzato sull'obiettivo; DeVito l'ormai disilluso e saggio veterano; Facinelli il giovane novellino con troppe idee fisse per fare un simile mestiere. Attraversato da una sapienza motivazionale molto americana, non sempre originalissima, il film è dotato di un discreto copione e retto dalla vena attoriale (anche Facinelli, alle prese con un personaggio non facilissimo, con cui è quasi impossibile empatizzare, regala una buona interpretazione), ma i didascalismi sono davvero troppi per colpire davvero nel segno e manca sempre il grande guizzo stilistico. Celebre il monologo finale che accompagna i titoli di coda. Musiche di Christopher Young.