Vivere!
Huo zhe
Durata
125
Formato
Regista
Anni Quaranta. Fugui (Ge You), a causa di debiti di gioco, è costretto a cedere tutti i suoi beni di famiglia: rimasto senza soldi, con una famiglia a carico, allestisce piccoli spettacoli di marionette per guadagnare qualcosa. Durante la guerra tra comunisti e nazionalisti, sarà costretto ad arruolarsi nell'esercito di questi ultimi per intrattenere i soldati con i suoi spettacoli. Al termine del conflitto torna a casa e, insieme a sua moglie (Gong Li), subirà i successivi cambiamenti imposti dal governo comunista: dal “Grande balzo in avanti” (1958) alla Rivoluzione culturale (1966).
Dopo aver raccontato donne succubi (Lanterne rosse del 1991) o battagliere (La storia di Qiu Ju del 1992), ma egualmente disposte a combattere contro un sistema patriarcale e ingiusto, Zhang Yimou punta molto più in alto e firma una pellicola di grandissime ambizioni, che attraversa circa trent'anni di storia cinese. Partendo da una vicenda privata, quella di Fugui, il regista realizza un grande affresco collettivo che racconta i principali eventi storici della Cina del ventesimo secolo, senza dimenticarsi delle situazioni drammatiche vissute dal suo sfortunato protagonista. Le suggestioni sono diverse, tanto nel respiro dato alla vicenda quanto nelle rappresentazioni del teatrino allestito da Fugui, unica possibilità di poter sopravvivere a un'esistenza contrassegnata da tragedie e continui imprevisti. A volte Zhang calca troppo la mano e si susseguono fin troppi momenti drammatici e un po' ricattatori, fortunatamente stemperati (il più delle volte) da un'estetica rigorosa e priva di retorica. Prolisso, ma emozionante e capace di lanciare significativi messaggi sia politici sia sull'istituzione familiare. Presentato in concorso al 47° Festival di Cannes dove ha ottenuto diverse menzioni importanti: Grand Prix Speciale della Giuria (ex aequo con Sole ingannatore di Nikita Mikhalkov), Premio della giuria ecumenica e premio per il migliore attore (Ge You).
Dopo aver raccontato donne succubi (Lanterne rosse del 1991) o battagliere (La storia di Qiu Ju del 1992), ma egualmente disposte a combattere contro un sistema patriarcale e ingiusto, Zhang Yimou punta molto più in alto e firma una pellicola di grandissime ambizioni, che attraversa circa trent'anni di storia cinese. Partendo da una vicenda privata, quella di Fugui, il regista realizza un grande affresco collettivo che racconta i principali eventi storici della Cina del ventesimo secolo, senza dimenticarsi delle situazioni drammatiche vissute dal suo sfortunato protagonista. Le suggestioni sono diverse, tanto nel respiro dato alla vicenda quanto nelle rappresentazioni del teatrino allestito da Fugui, unica possibilità di poter sopravvivere a un'esistenza contrassegnata da tragedie e continui imprevisti. A volte Zhang calca troppo la mano e si susseguono fin troppi momenti drammatici e un po' ricattatori, fortunatamente stemperati (il più delle volte) da un'estetica rigorosa e priva di retorica. Prolisso, ma emozionante e capace di lanciare significativi messaggi sia politici sia sull'istituzione familiare. Presentato in concorso al 47° Festival di Cannes dove ha ottenuto diverse menzioni importanti: Grand Prix Speciale della Giuria (ex aequo con Sole ingannatore di Nikita Mikhalkov), Premio della giuria ecumenica e premio per il migliore attore (Ge You).