Blancanieves
Blancanieves
Durata
104
Formato
Regista
Carmen (Macarena GarcÃa) ha vissuto un'infanzia travagliata: la madre (Inma Cuesta) è morta durante il parto e, contemporaneamente, il padre torero (Daniel Giménez Cacho) è rimasto paralizzato a causa di un incidente sul lavoro. La ragazzina, cresciuta con la nonna (Ãngela Molina), scampa miracolosamente all'uccisione ordinata dalla matrigna (Maribel Verdú) e viene salvata da un curioso gruppo itinerante di nani toreri.
A nove anni dal suo debutto da regista con Torremolinos 73 – Ma tu lo faresti un film porno? (2003), Pablo Berger dirige una pellicola interamente muta e in bianco e nero, omaggio rispettoso al cinema degli albori, uscito in sala dopo notevoli difficoltà (causate principalmente dalla natura particolare del progetto). Blancanieves, ispirato chiaramente all'omonima fiaba dei fratelli Grimm, è stato (forse) distribuito grazie, soprattutto, al successo immediatamente precedente di The Artist (2011) di Michel Hazanavicius. Ma rispetto al film che ha conquistato 5 Oscar, l'opera di Berger è più matura e meno furba, capace di richiamare (senza scimmiottare) le affascinanti atmosfere cupe di Tod Browning, Erich von Stroheim e di tanti altri autori che hanno fatto la storia del cinema muto. Con un coinvolgente accompagnamento musicale (che pesca a piene mani dalla tradizione iberica), la pellicola regala una serie di scorci unici e una galleria di personaggi caratterizzati al meglio. Tradizione visiva e culturale si fondono fino a raggiungere l'apice in un suggestivo finale, in cui i protagonisti delle fiabe sono rappresentati come dei sofferenti burattini immortali, pronti all'uso, fino alla prossima rappresentazione.
A nove anni dal suo debutto da regista con Torremolinos 73 – Ma tu lo faresti un film porno? (2003), Pablo Berger dirige una pellicola interamente muta e in bianco e nero, omaggio rispettoso al cinema degli albori, uscito in sala dopo notevoli difficoltà (causate principalmente dalla natura particolare del progetto). Blancanieves, ispirato chiaramente all'omonima fiaba dei fratelli Grimm, è stato (forse) distribuito grazie, soprattutto, al successo immediatamente precedente di The Artist (2011) di Michel Hazanavicius. Ma rispetto al film che ha conquistato 5 Oscar, l'opera di Berger è più matura e meno furba, capace di richiamare (senza scimmiottare) le affascinanti atmosfere cupe di Tod Browning, Erich von Stroheim e di tanti altri autori che hanno fatto la storia del cinema muto. Con un coinvolgente accompagnamento musicale (che pesca a piene mani dalla tradizione iberica), la pellicola regala una serie di scorci unici e una galleria di personaggi caratterizzati al meglio. Tradizione visiva e culturale si fondono fino a raggiungere l'apice in un suggestivo finale, in cui i protagonisti delle fiabe sono rappresentati come dei sofferenti burattini immortali, pronti all'uso, fino alla prossima rappresentazione.